La riorganizzazione interna a Scotland Yard preoccupa la famiglia reale

Il caso del 19enne che è riuscito a intrufolarsi armato nel terreno del Castello di Windsor, mentre la Regina era all’interno, ha fatto aumentare le preoccupazioni della famiglia reale britannica sulla sua sicurezza, in particolar modo in seguito alle decisioni di Scotland Yard di attuare dei cambiamenti interni e rimuovere dal loro ruolo alcune guardie del corpo dei membri reali.

La riorganizzazione interna, decisa dalla comandante della polizia metropolitana Helen Millichap, responsabile del Comando di Protezione, è stata voluta per ampliare i ranghi del team che si occupa della sicurezza di reali e politici (il cosiddetto RaSP, Royalty and Specialist Protection), e renderlo meno esclusivo.«Quello di responsabile della protezione di un membro della famiglia reale non può essere considerato un lavoro per la vita», aveva spiegato Millichap. 

Ma è proprio questa l’argomentazione su cui non concordano i membri della famiglia reale: «Le guardie del corpo restano accanto a loro 24 ore su 24, devono essere persone di fiducia e ci vuole tempo perché questa fiducia venga costruita», riferisce una fonte interna a Buckingham Palace, aggiungendo che alcuni membri della Royal family si sono già attivati per cercare di mantenere le proprie guardie di scorta, contro il volere di Scotland Yard: «Molti ufficiali sono stati rimossi solo per decisioni cadute dall’alto, senza avere alcuna colpa o responsabilità, e questo ha creato parecchio disappunto tra i membri della famiglia reale»

Anche l’ex responsabile della sicurezza dei reali, Dai Davies, intervistato dal Daily Mail, è dello stesso parere: «Tra le guardie di scorta e la persona protetta si crea una relazione basata sulla fiducia e merita continuità. Inoltre, la maggior parte degli ufficiali sono persone preparatissime, che fanno il loro lavoro in maniera eccezionale, ma questa expertise non si sviluppa in un giorno: ci vuole tempo, ci vuole fiducia, ci vuole equilibrio. Non si può pensare di agire con superficialità, benché dopo un certo numero di anni sia opportuno un cambiamento, proprio per garantire quell’equilibrio».

VanityFair.it

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