“Cucinare con Corto Maltese”: oltre cento ricette sulle orme dei viaggi del marinaio creato da Hugo Pratt

Con la prefazione di Massimo Bottura, uno dei cuochi più celebrati al mondo, questa edizione si arricchisce delle ricette dei suoi 8 chef emergenti e di quelle di 8 tra i più conosciuti velisti italiani

Dal pesce del Mare del Nord ai profumi mediterranei di Italia, Spagna e Grecia, dai crostacei in salsa creola delle Antille ai sapori berberi del Nord Africa. E ancora: il branzino alla cantonese, il ceviche peruviano, il tofu del Sud Est Asiatico, lo street food di Buenos Aires passando perfino alle zampe di dromedario e allo spezzatino di caribù. Questo e molto altro nel libro  “Cucinare con Corto Maltese”(Editore Cong, 176 pp., 29,50 euro), di Hugo Pratt e Michel Pierre, un libro di ricette per naviganti e sognatori sulle orme dei mitici viaggi del marinaio creato dalla matita di Pratt.

La prefazione è di Massimo Bottura, uno dei cuochi più celebrati al mondo. Oltre a quelle suggerite da Corto Maltese, il libro si arricchisce delle ricette di otto chef emergenti proprio della scuderia di Bottura in giro per il mondo: Modena, Firenze, Dubai, Los Angeles, Tokyo. Infine, essendo Corto un marinaio che ama andare a vela, non potevano mancare gli otto campioni della vela più conosciuti: Tommaso Chieffi, Dudi Coletti, Matteo Miceli, Andrea Mura, Giancarlo Pedote, Mauro Pelaschier, Giovanni Soldini e Vasco Vascotto hanno contribuito all’edizione di questo libro con una delle ricette che normalmente eseguono in barca nelle loro infinite traversate, nelle lunghe regate o nella tranquillità di una crociera. Perché il loro spirito d’avventura è molto simile a quello di Corto Maltese. Ad accompagnare i piatti, sempre un buon vino – suggerito dal sommelier Antonio Mazzitelli – per rendere il viaggio ancora più prezioso.

Massimo Bottura nella sua prefazione scrive: “Per me, essere contemporanei significa riscoprire la tradizione portandola nel futuro, significa iniziare da una tradizione che sta seduta su secoli di storia e poi reinterpretarla con il mio pensiero contemporaneo: in una parola, rinnovare una tradizione significa prendere il meglio di essa e portarla nel futuro. E questo è un altro viaggio, è un altro oceano da attraversare. Non so quanto sarei riuscito a fare il cuoco senza questi viaggi, senza la musica o l’arte, senza mettere insieme la vista con l’udito e il gusto”.

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