Claudio Baglioni: la mia vita in concerto in attesa di tornare in tv

Il cantautore debutta con lo show su ITsART, la piattaforma voluta dal ministro Franceschini. «Ballerini, orchestrali e acrobati per lasciare un segno L’Eurovision? Mi piacerebbe poterlo organizzare»

Il titolo non mente. In questa storia che è la mia, racconta Claudio Baglioni,«è la mia autobiografia in musica». Un film-opera che unisce concerto e racconto; mette insieme danza, recitazione e tutte le canzoni dell’ultimo omonimo album del cantautore romano. «Anche solo l’idea di incidere un disco oggi sembra un’impresa d’altri tempi — dice —. Fare un concept poi, è fuori dalle rotte della cautela e della paraculaggine. Ma questo disco mi ha regalato grande soddisfazione e ridato l’energia degli inizi. Lascerà una traccia».

Registrato al Teatro dell’Opera di Roma, il «concerto totale» sarà in streaming dalle 21 del 2 giugno su ItsArt, la piattaforma voluta dal ministro della Cultura Dario Franceschini (ieri al Cinema Adriano per salutare Baglioni) e accoglierà spettacoli teatrali, musica, arte. I palchi, il golfo mistico, la platea, il foyer, i camerini e i corridoi del Teatro si riempiono dei 188 artisti — tra ballerini, orchestrali, coristi e performer — che partecipano a In questa storia che è la mia. Ospiti: Pierfrancesco Favino, Eleonora Abbagnato, Danilo Rea e Giovanni, chitarrista, figlio di Baglioni. Giuliano Peparini firma la direzione artistica e, con la sorella Veronica, anche le coreografie. «Durante la chiusura totale — racconta Claudio — ho visto l’Opera di Roma vuota e ho pensato di collaborare per mettere insieme, era il sogno di Wagner o dell’architetto Walter Gropius, diverse discipline». Ma questo film che potrebbe andare in televisione e alla Mostra del cinema di Venezia, vuole essere anche il segno della ripartenza, per curare «la ferita dei teatri vuoti che faticherà a rimarginarsi».

L’opera-concerto è un viaggio attraverso l’amore e «il tempo. Non si può batterlo, ma noi musicisti abbiamo la fortuna di poterci giocare», sottolinea Baglioni che il 16 maggio ha compiuto settant’anni e che il 2 giugno sarà insignito dal presidente Mattarella dell’onorificenza di Grande Ufficiale.«Tanto tempo fa — ricorda — mentre registravo l’album Oltre negli studi Real World ho incontrato Peter Gabriel. Abbiamo parlato di come ogni volta sia una lotteria cercare di creare qualcosa di importante, emozionante, nuovo. Negli anni l’artista combatte una battaglia non più a colpi di canzoni ma diventando artefice». Spiega che «questo mestiere è arrivato per caso, pensavo che non avrei mai avuto successo. Poi, ero convinto non sarebbe durato. Invece… I miei genitori ci credevano più di me. Mia madre diceva: canta che a studiare ti si rovinano gli occhi». E c’è anche lei nello spettacolo che mostra Claudio adolescente e giovane uomo. Non è un musical, non ancora, almeno: «Sono 50 o 52 anni che ne immagino uno. Lo lascio da parte perché dobbiamo avere qualcosa da fare da grandi».

E quando gli chiedono se nel suo futuro potrà esserci un’altra conduzione (e direzione artistica) del Festival di Sanremo risponde con una battuta: «Non so se farò un musical ma un prossimo festival ci sarà. Mi piacerebbe tornare in tv, ci ho preso gusto. Non ho tutta la vita davanti è bene che mi affretti». La Rai e Mediaset avevano annunciato un suo show in tv. «Con Rai1 è nato un gioco che coinvolge anche Favino. A Mediaset erano interessati a uno show per i miei 70 anni». Non si è concretizzato niente. In attesa di tornare dal vivo nel 2022, Baglioni si candida con un sorriso all’Eurovision Song Contest che, dopo la vittoria dei Måneskin, nel 2022 sarà ospitato dall’Italia. «Mi piacerebbe organizzarlo con Peparini. Noi ci proponiamo, al massimo ci risponderanno di no».

corriere.it

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