Rai 2, torna Belve. Un po’ di empatia, please

(di Tiziano Rapanà) C’è un’attesa galvanizzante nemmeno fosse il ritorno della messa cantata pasquale, quando si aspetta il momento topico dell’annunciazione: “Christus Dominus resurrexit!” Così la settimana prossima torna, con giubilo dei telespettatori, la nuova edizione di Belve di Francesca Fagnani. Martedì 2 aprile, il programma si riprende la prima serata di Rai 2. Un toccasana per gli ascolti? Forse. Riprende la sua scena il celeberrimo refrain “che belva si sente?”, salvo poi capire fulmineamente che l’ospite non è una vera belva: è la vittima sacrificale dell’ironia pungente della giornalista. C’è una smania a volere mettere in difficoltà l’intervistato che mi risulta difficile da digerire. La conduttrice è brava, bravissima, epperò un po’ di premura affinché non sia un’arena con dei gladiatori pronti al verdetto. L’intervistato mi dà sempre l’idea del gladiatore azzoppato, deboluccio, che sta per soccombere e il telespettatore, novello Commodo, è vigorosamente pronto ad abbassare il pollice. Manca la voglia di racconto, di empatia con l’altro. Ci sono state puntate di valore (riguardate gli incontri con Claudio Amendola, Concita De Gregorio, Ornella Vanoni) che hanno dato un qualcosa in più nel territorio dell’emotività e hanno fatto sperare in un’evoluzione felice della trasmissione. Molto sembra terreno per i social, per i commenti degli internauti esultanti e i loro meme pronti ad immortalare l’istante più significativo per il pubblico; il fotogramma che gira di commento in commento per segnalare una piccola bizzarrìa o una battuta riuscita. L’intrattenimento c’è, – o meglio: ai miei occhi c’era (consumato l’effetto novità, resta la routine) – , ma non si va nella profondità dell’ospite: manca la curiosità per l’alterità dell’altro, per l’identità del suo volto. Dice Emmanuel Lèvinas in Totalità e infinito: “Il volto si sottrae al possesso, al mio potere. Nella sua epifania, nell’espressione, il sensibile, che è ancora afferrabile, si muta in resistenza totale alla presa. Questo mutamento è possibile solo grazie all’apertura di una nuova dimensione”. A Belve tutto resta in superficie, resta il possesso della conduttrice sul dialogo: non fa mai quel passo indietro per far conoscere veramente l’intelaiatura civile e intellettuale dell’intervistato. Vorrei un’intervista come si deve, alla maniera classica, come si vedono in Quarta Repubblica di Nicola Porro.

tiziano.rp@gmail.com

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