Syria: «La voce e il dolore. Un tributo a Gabriella Ferri»

«Perché non canti più» è il concerto-spettacolo che la cantante sta portando in giro per l’Italia e arriverà il 29 e 30 al Menotti di Milano

Un tributo a Gabriella Ferri, la cantante e attrice simbolo della Roma popolare. «Perché non canti più» è il concerto-spettacolo che Syria sta portando in giro per l’Italia e arriverà il 29 e 30 al Menotti di Milano. «Racconto un’artista straordinaria attraverso le sue storie e le sue canzoni. Ho ideato lo spettacolo con Pino Strabioli che anni fa con l’aiuto della famiglia ha pubblicato Sempre, volume che raccoglieva poesie, disegni e pagine di diari di Gabriella. Me lo ha regalato mio marito e da lì si è mosso qualcosa dentro».La voce, e anche il fisico, di Syria sono lontanissimi da quelli di Ferri. «Questo mi aiuta a tenermi lontana da ogni tentativo di emulazione o imitazione. Anche in quei momenti dello show in cui, invece che essere voce narrante o interprete delle sue canzoni, divento lei. L’unica cosa che ci unisce è la romanità». Quella di Gabriella fu una fine tragica: nel 2004 cadde da un balcone. Un malore causato dagli antidepressivi, una suicidio, ipotesti senza una risposta. «C’è una lettera che risale al 1977 in cui le racconta il dispiacere per come la stava trattando la discografia. Erano cambiate le mode e ne aveva sofferto. In seguito si era chiusa in casa, si era data alla pittura e aveva riscoperto la fede. Era dispiaciuta di non essere più capita, ma credo che la fine sia stata un errore, non un calcolo».Gabriella Ferri ha rappresentato la voce della Roma popolare, della canzone tradizionale (anche napoletana). «Grazie a questo lavoro ho compreso un’artista che ha dato di sé il contrario di quanto facevano le cantanti dell’epoca. Ho colto la sua poesia e la sua capacità di farsi un’intellettualità propria e unica. Sapeva raccontare la musica popolare romana tenendo alto il livello. Era viscerale e teatrale». Syria è sia interprete che attrice: «Ho studiato recitazione da ragazzina, ma è stato un tour teatrale con Paolo Rossi a farmi scoprire l’improvvisazione».

Andrea Laffranchi, corriere.it

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