​MINOLI, FACCIA A FACCIA COL FLOP. IL RE DELLE INTERVISTE È COSTANZO

Giovanni_MinoliGiovanni Minoli non è Lilli Gruber. E non è soprattutto Maurizio Costanzo. Il ritorno in tv dell’intervistatore numero uno della Prima Repubblica non ha dato i risultati sperati. A La7 di sicuro Cairo e Ghigliani non saranno contenti per i dati di ascolto. Vedere scendere la domenica di 4 punti la media di tutta la settimana non deve essere cosa piacevole. Ma nella fascia dell’access prime time di Lilli Gruber ce n’è una.
E anche Minoli deve farsene una ragione.
Tuttavia, nel suo format (il più classico dei faccia a faccia) o nel modo di formulare le domande (e veicolare le risposte) ci deve essere qualcosa che non funziona. Altrimenti non si spiegherebbe il 2% di share con poco più di mezzo milione di telespettatori.
Guardando il programma viene subito da dire che Minoli è troppo incalzante con il suo ospite, il quale subito prende le sembianze dell’inquisito. Le domande le subisce e le risposte non riesce a darle perché interrotto continuamente da Minoli. Manca solo la lampada in faccia e la frase “confessa”.
Al telespettatore sembra di assistere a un incontro di boxe con l’ospite alle corde, a cui non resta che sperare nel gong o nel getto della spugna.
Minoli non è la Gruber ma non è nemmeno Costanzo, la cui intervista su Canale 5 suona tutta un’altra musica. L’anchorman coi baffi, al contrario di Minoli, riesce a tirare fuori dall’ospite quelle risposte che fanno vivere emozioni, sia davanti sia dietro le telecamere. Come? Facendolo parlare di argomenti che scavano nel privato e soprattutto senza interromperlo continuamente. La bravura di Costanzo sta anche nel fatto che – al contrario di Minoli – non invita i politici, dei quali al pubblico a casa importa sempre meno.

Il Messaggero

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