“Whitney”, al cinema la storia drammatica di Whitney Houston, diva tormentata

E’ uscito l’atteso biopic sulla diva della musica black scomparsa dieci anni fa. A interpretarla è Nomi Ackie

E’ nelle sale “Whitney: Una voce diventata leggenda“, un film sull’icona della musica, Whitney Houston. A interpretarla è Naomi Ackie, che si è calata nell’incredibile vita e nella carriera di una delle voci più amate di sempre. La regia è di Kasi Lemmons e mentre la sceneggiatura vede la firma del candidato al premio Oscar Anthony McCarten.

“Whitney” è figlio della volontà soprattutto di una persona, che voleva realizzare un racconto di Whitney Houston, “probabilmente la più grande artista femminile della musica del nostro tempo” che le rendesse giustizia, visto che i precedenti suoi ritratti (come quello di Whitney, il documentario nel 2018 firmato dal premio Oscar Kevin MacDonald) erano “stati inaccurati”. Questa persona è il produttore e mogul discografico 90enne Clive Davis, che ha scoperto e sostenuto per tutta la sua carriera la cantante (nel film viene interpretato da Stanley Tucci) e che ha prodotto questo biopic.

Il film rievoca, attraverso 22 canzoni i capisaldi del suo viatico, dalle prime hit globali come “I Wanna Dance With Somebody” a performance rimaste nella storia della musica come quella nell’inno nazionale al Superbowl del 1991 o “l’impossible medley” eseguito agli American Music Awards del 1994. Lo fa riportando l’attenzione sull’unicità e la potenza del talento di Whitney e la sua influenza su un’intera generazione di artisti. La Ackie ha cantato live nelle scene per dare veridicità alle performance, ma la voce che sentiamo è quella della Houston con un paio di eccezioni.

Per quanto la musica e il talento siano il cuore del film, non viene però tralasciato nulla della vita della straordinaria artista diventata star globale del pop ventenne. Non i momenti più difficili, non la morte avvenuta dieci anni fa, a soli 48 anni, nella vasca d’albergo del Beverly Hills Hotel, per un annegamento accidentale causato da un’eccessiva assunzione di droghe unito alle conseguenze di una malattia vascolare progressiva, l’aterosclerosi. Una fine tragica (seguita tre anni dopo dalla morte in circostanze simili dell’unica figlia della cantante, la 22enne Bobby Kristina Brown) presente nel film (che ha avuto anche l’appoggio della famiglia della cantante).

Ne emerge nel complesso un affresco coinvolgente, di una artista unica, intelligente, determinata e fragile, sottoposta a enormi pressioni fin da giovanissima (anche per i due genitori impegnativi, Cissy come lei grande cantante e Anthony, troppo disinvolto nell’amministrare i soldi della figlia, interpretati da Tamara Tunie e Clarke Peters) e spesso schiacciata dall’immagine che altri le hanno imposto. “Ho trovato una forza inaspettata nell’interpretare Whitney Houston – spiega Naomi Ackie -. “Non sono un’attrice che si porta a casa i personaggi. Tra “action” e “cut”, concentro tutte le emozioni, poi le lascio alla porta. Ma con Whitney, ho provato qualcosa di diverso. Sono entrata in contatto con me stessa e le mie capacità in un modo che non mi era stato chiesto di fare prima. Non interpretavo più solo Whitney Houston”.

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