È appena uscito un libro che racconta le mitiche gesta di Stanlio e Ollio

I due comici sono al centro di un bellissimo libro di John McCabe, «Mr. Laurel & Mr. Hardy» (Sagoma), una biografia (l’unica autorizzata) che è un tesoro di informazioni

Da sinistra, Stan Laurel e Oliver Hardy

Tornano alla ribalta Stanlio e Ollio, protagonisti delle più sonore, eterne risate del cinema americano. Il magro Stan Laurel (1890-1965), origine inglese, figlio d’arte e amico di Chaplin, con cui scambiava il famoso sketch dell’ubriacone nei vaudeville e divise il transatlantico per l’America; e quel peso bomba (da 110 a 150 chili) di Oliver Hardy (1892-1957) nato in Georgia e appassionato di golf, oltre che orgogliosamente massone. I due indimenticati comici sono al centro di un bellissimo libro di John McCabe, Mr. Laurel & Mr. Hardy (Sagoma editore): un volume che contiene ricche testimonianze, uscì in Usa nel 1961, ma mai in Italia e ora appare riveduto e corretto dall’associazione «Noi siamo le colonne», con esaltante prefazione di Ficarra e Picone e postilla di Dick van Dike. È l’unica biografia autorizzata, ed è come aprire un tesoro di informazioni, anche riservate, su queste immortali maschere.

Se il volume è un diario della carriera della strana coppia del grasso e il magro, il Festival di Locarno ha annunciato per l’estate prossima una retrospettiva su Leo McCarey che fu per un decennio assistente e anche regista del produttore Hal Roach cui va il merito di aver scoperto i due attori. McCarey, 3 Oscar in salotto, fu l’uomo di riferimento del grande cinema comico di allora, dai Marx a Lloyd, traslocando poi nella commedia brillante sottobraccio a Cary Grant. C’è chi paragona certi personaggi di Stanlio ai buffoni di Shakespeare: McCarey fu maestro di gag e action, il contrario della commedia sofisticata, portando alle estreme conseguenze lo slapstick, un ritmo forsennato di rincorse e rovinose cadute. Stanlio collaborava attivamente e, oltre a cambiarsi il nome Stanley Jefferson perché 13 lettere portano male, aveva inventato il «double take», la doppia reazione che provoca la risata: passa un leone, vedi e non ti accorgi, poi riguardi e ti prende il terrore. Nel prezioso volume c’è una lunga intervista di Hardy (lo doppiò Sordi) sbloccata dalla moglie, ci sono i resoconti meravigliosi delle tournée da fame in teatro e degli scherzi del destino: Ollio scappa dalla scuola e arriva ad Atlanta il 17 aprile 1906, giorno della grande rivolta razziale. Su una cosa tutti concordano: Laurel e Babe Hardy, imitati da tutti (in avanspettacolo erano Campanini e Dapporto) sono state due persone garbate, gentili, in cui ognuno si poteva riconoscere: ogni gesto ogni mossa, come nel biliardo, tocca una pallina e tutta la società comincia a ruotare.

Corriere della Sera

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