Sul set di ‘Aquaman’, dove la Sicilia del supereroe marino rivive in Australia

In sala il 1° gennaio il film Warner Bros. e Dc Comics che racconta del mezzo umano, mezzo atlantideo Arthur Curry interpretato da Jason Momoa. Accanto a lui la bellissima Mera, ovvero Amber Heard

Piazzetta San Giovanni, Rosticceria, Caffè del Girasole, Ceramiche d’Arte, Chiesa di San Giovanni Battista. Cosa ci fanno Erice, Trapani, la Sicilia, e un pezzo di carta con sopra appuntata la poesia La notte di Caprera di Gabriele D’Annunzio, sul set del film-fumetto più atteso dell’anno? Siamo nel Queensland, Australia nord-orientale, casa della barriera corallina più grande al mondo. Il ciak targato Warner Bros. e Dc Comics riporta un improbabile titolo di lavorazione – Ahab – mentre il braccio meccanico Scorpio 45 si muove sopra le bancarelle di un paesino in festa. Gli abitanti hanno volti, acconciature e abbigliamento anni Trenta e Cinquanta, un bambino indossa l’abito dei devoti di Sant’Antonio, una donna porta lo scialle lavorato all’uncinetto. Nel mezzo della piazza, tutto a un tratto appare un omone muscoloso e tatuato che suona la chitarra e sfila il flauto a uno zampognaro. Accanto a lui, una creatura bellissima, capelli rosso pompiere e un grosso stock di armi fantastiche. Ipnotizzata da un bouquet di rose, se lo mangia in un boccone e salta a bordo di un aspetto che trasporta damigiane e pentoloni. Sono Jason Momoa (Aquaman) e Amber Heard (Mera) a caccia di un antico manufatto sul set di Aquaman, nelle sale italiane dal primo gennaio 2019. A darci il benvenuto nella Sicilia ricostruita al dettaglio sotto il sole di agosto (c’è anche una parte di spiaggia che richiama San Vito Lo Capo) troviamo la troupe e il cast del segretissimo Aquaman, diretto da James Wan (gli horror Saw, Insidious, The Conjuring e l’action Furious 7), costato la bellezza di 160 milioni di dollari. Giorno di lavorazione numero 47 e terzo giorno di riprese sulle (finte) location siciliane, nel cuore dell’Australia: sta per cominciare una mega-sequenza d’azione con Mera, ex Regina della ‘Dimension Aqua’ (scopriremo in seguito che si tratta di un colonia penale), guerriera del fuoco, Regina di Atlantide, in fuga sui tetti del borgo in un lungo piano sequenza girato senza controfigura. E “idrocinetica” al punto da dar vita a un drago marino col solo tocco dell’acqua di una fontanella. Un gigantesco blue screen, tra il campanile e le travi di legno di un ristorante, sarà sostituito in post-produzione da un mare ondoso, ci spiega Bill Brzeski, già art director e scenografo di Iron Man 3 e del sequel di Jumanji. “Aquaman non sarebbe stato possibile tre anni fa, oggi abbiamo la tecnologia adatta per ambientare due terzi del film sottacqua” sorride. “Sarà uno spettacolo tutto diverso da quello a cui vi ha abituato DC Comics: più colorato, con un look pop-sottomarino e sexy”. Brzeski ci legge una delle prime scene del copione, il momento in cui Nicole Kidman (Atlanna) rivela al figlio Arthur Curry/Aquamanil suo destino: “Secondo la leggenda, un giorno arriverà un nuovo re che userà il potere del Tridente per far risorgere una nuova, grande Atlantide”. Segue una lezione di fanta-nuoto sotto la supervisione di Nuidis Vulko (Willem Dafoe): “Scopri il tuo destino atlantideo!” incita. Arthur, umano e mezzo difensore degli Abissi, se la dovrà vedere con Orm, l’attuale re di Atlantide, che l’interprete Patrick Wilson definisce “un eco-guerriero” perché “ha un’idea ben chiara di cosa hanno combinato i terrestri, inquinando le acque dei mari per secoli. E vuole punirli per questa ragione”. Siamo a ridosso degli eventi narrati in Justice League: “Abbiamo cercato di rispettare il più possibile il fumetto creato da Paul Norris e Mort Weisinger” racconta il regista James Wan, capelli sparati in aria, tinti di nero e fucsia. “Aquaman è sempre stato presentato al pubblico in chiave giocosa, non credo sia nota la sua vera origine di supereroe. Avrà a che fare anche con Black Manta, interpretato da Yahya Abdul-Mateen, che ha un suo spazio nel film anche se non sarà la nemesi diretta di Aquaman. Nulla a che vedere con l’epica battaglia sotto i mari tra il supereroe e Re Orm, due fratelli faccia a faccia per accaparrarsi il Tridente. Il Tridente ha il potere di unire superficie e abissi, una volta finito nelle mani dell’erede; in caso contrario, porterà soltanto distruzione”. In un capannone a poche metri dal set c’è un modellino in resina con la ricostruzione di mezzo Maine e un enorme faro-casa dove vive la famiglia di Aquaman. Lavorare con Nicole Kidman? Esattamente come lavorare con una sirena. Ha una serie di scene all’inizio del film e tornerà in una forma strepitosa nel terzo atto. Roba da fare impallidire Wonder Woman e tutte le Amazzoni!”. Secondo Wan “in realtà Aquaman è un film su ‘mami e papi’, il viaggio di un ragazzino orfano allo scoperta delle proprie origini, umane e atlantidee”. Wan ha convinto lo studio della Warner a seguire il suo istinto citando I predatori dell’arca perduta e All’inseguimento della pietra verde nel tono da commedia tra Arthur e Mera. Il film sarà attraversato da flashback – uno, in particolare, con il super-bambino Aquaman che incanta tutti i pesci del Boston Aquarium e li sgancia contro i bulli della scuola – e ha la Sicilia al centro di un punto di svolta della storia (i protagonisti vengono in contatto con i terrestri per una missione speciale), oltre ad una scazzottata in pieno Colosseo, dove i due fratelli combattono sotto gli sputi di lava e fuoco: “La tradizione greca e romana, insieme all’estetica del Trono di Spade, sono stati di grande ispirazione” continua il produttore Peter Safran. “In casa colleziono i 52 comics originali di Aquaman e ho chiesto a Wan di usare il volto della Kidman a partire dalla concept art per dar vita alla mamma di Aquaman e ispirare tutto il team. Wan è un coltissimo appassionato di horror: per la prima volta nel regno DC Comics, la fantascienza entra in campo con un omaggio al Mostro della laguna nera di Jack Arnold. Nel film, immaginiamo che Atlantide sia più vasta di Los Angeles e potrebbe aver avuto circa cinquanta milioni di abitanti tra i suoi sette regni, prima di sprofondare”. Leanne Brooks, al coordinamento degli effetti speciali, fa sapere che il vero ‘effetto’ non è tanto la superpotenza dell’eroe (dalla telepatia alla longevità, dallo scagliare gocce d’acqua e trasformarle in proiettili alla respirazione subacquea) quanto le creature dei regni: crostacei su quattro zampe, creature senza iridi, alieni argentei, ombre con occhi accesi e mani come fili.”Mera non è una ‘donzella in pericolo’, non ha certamente bisogno di nessuno che la salvi” dice Amber Heard, 32 anni, ex moglie di Johnny Depp (quindici mesi dopo il sì lo ha accusato di averla picchiata). “Io e Jason Momoa siamo davvero due pesci fuor d’acqua a Hollywood. Ma ci troviamo nel momento storico più interessante per l’industria: gli studios hanno capito che un attore ormai accetta o meno la parte solo se c’è un’integrità dietro. Nel mio caso, Mera è una donna che galvanizza le masse, e al primo che osa chiamarla ‘Aquawoman’, lei risponde: No, io sono Mera”. Jason Momoa si stacca dal set e ci offre, nell’ordine, una mela, un Pinocchio di legno preso in prestito da una bancarella di scena, e alcune figurine di piombo. Poi tira fuori da un taschino il flauto ed esclama: “Ecco quello che fa un supereroe tutto il giorno: suona il piffero!”. Tutto ciò a cui pensa, ammette, è a quanto sia fortunato: “Ora vorrei solo tornare nella mia proprietà a Topanga Canyon dove vivo con mia moglie (Lisa Bonet, ex moglie di Lenny Kravitz, ndr.) e i miei due figli. Se però rifletto sul mio percorso – dagli esordi con le sfilate di moda al ruolo di Khal Drogo nel Trono di Spade – si apre un mondo che non avrei immaginato prima. Se sto dietro alle tendenze? Direi di no. Mi fa piacere scherzare, fare il ca**one tra amici, bere in compagnia, ma ho un’allergia alle cose cool. Un esempio? Devo ancora vedere tutti i nuovi Star Wars. Con questo corpaccione che mi ritrovo (39 anni e 1 metro e 93 d’altezza) pochi mi prendevano per un attore serio, tempo fa, e le mie origini hawaiane o l’ukulele che mi porto spesso appresso, ai casting provocavano sempre la stessa domanda: ‘Ma sai parlare? E se sai parlare, sai parlare inglese?’. Ecco perché mi sento Aquaman. È un emarginato, un incompreso come me. Se mi offrissero la parte di un dottore o di un avvocato cardato e follato, direi no, grazie. Ho un futuro con in pugno un Tridente e la fantastica tuta color arancio e verde a far belli i miei pettorali da sirenetto”.

Filippo Brunamonti, repubblica.it

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