Harry in visita all’ospedale pediatrico di Sheffield (come Diana)

Trent’anni dopo Lady D, il principe si reca nella struttura per incontrare i bambini ricoverati: tra foto, abbracci e la firma sul registro degli ospiti, accanto a quella di sua mamma

Era il 29 novembre 1989 quando la principessa Diana, accerchiata da un gruppo di fotografi, entrò all’Ospedale Pediatrico di Sheffield per portare un saluto a medici e pazienti. Oggi, a trent’anni da quell’episodio, il principe Harry è tornato nella struttura per l’inaugurazione di una nuova ala e ha incontrato un’infermiera, Julien Austin, che all’epoca conobbe Lady D: «Parlò con tutti, infatti alla fine del giro era un po’ in ritardo», ha ricordato la donna. «Mi misi in coda per scambiarci due parole, meravigliosa».

Parole che Julien che avrebbe voluto dire di persona a Harry: purtroppo, all’arrivo del duca, lei indossava il costume della mascotte dell’ospedale, Theo, quindi ha preso carta e penna e gliele ha lasciate scritte su un foglio. «Ho sentito che hai conosciuto mia madre», ha detto il principe avvicinandosi alla donna nel travestimento, «posso darti un abbraccio?». Così i due si sono stretti forte, tra gli applausi di tutto l’ospedale. «È uguale a sua mamma, io piangevo dentro il costume», ha rivelato Julien a People.

Harry ha anche fatto visita ai bambini ricoverati, soffermandosi con loro a giocare e chiacchierare: «Non hai mia visto una barba?», ha detto al piccolo Noah Nicholson, di quasi due anni, che è rimasto affascinato dal look del duca, soprattutto dalla sua barba rossa. Gliel’ha afferrata con entrambe le mani, poi ha tirato fuori la sua giraffa giocattolo: «Harry è stato fantastico», ha dichiarato la mamma di Noah. «Si vede che è proprio a suo agio quando sta con i bambini». Merito – forse – anche della fresca paternità.

Il principe, prima di proseguire il suo giro a Sheffield tra la Hallam Universitye le qualificazioni per i prossimi Invictus Game, è stato invitato dallo staff dell’ospedale a mettere una firma sul registro degli ospiti. Proprio lì, qualche pagina dopo quella di sua mamma Diana.

Nicola Bambini, Vanity Fair

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