Serena Bortone: “Essere antifascisti è un dovere. È preoccupante e anacronistico che oggi ci siano persone che non lo affermano”

Serena Bortone si trova al centro di una tempesta mediatica in questi giorni, mentre presenta il suo nuovo libro “A te vicino, così dolce” (Rizzoli). Durante le interviste relative all’ultima puntata di “Chesarà…” su Rai Tre, da lei condotta, la giornalista è stata piuttosto riservata. La questione principale riguardava il monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile, letto da Bortone dopo aver denunciato su Instagram l’annullamento del contratto dell’autore senza una spiegazione chiara. Questo episodio ha riaperto il dibattito sulla censura e sull’antifascismo. Nel giro di pochi giorni, l’account Instagram di Bortone ha guadagnato 40 mila follower e ha ricevuto centinaia di chiamate di solidarietà, ma ha anche affrontato richieste di dimissioni e insulti irripetibili. Per questa intervista, ha ottenuto l’autorizzazione dalla sua azienda, come da prassi.

Oggi è il 25 aprile: qual è il significato di questa data per lei quest’anno?
“Non è diverso dagli altri anni. È la festa della Liberazione e, per me, porta alla mente i racconti di mia madre bambina che riceveva un pezzetto di cioccolato dai soldati americani entrati a Roma”. La sua famiglia era profondamente radicata nei valori della libertà e del rispetto dell’altro. Lei si definisce antifascista?
“Certo, la mia formazione è stata fortemente influenzata dai valori della Resistenza e della Costituzione. L’antifascismo è un imperativo per ogni cittadino italiano; è parte del nostro comune sentire”.

Alcuni personaggi pubblici evitano di definirsi “antifascisti”, sostenendo che questa parola sia comunista e associata agli orrori di Stalin. Cosa ne pensa?
“Ciascuno è libero di esprimersi come desidera, ma le dichiarazioni di una persona riflettono la sua visione e possono essere valutate da altri. È preoccupante e anacronistico non riconoscere l’importanza dell’antifascismo, che è sancito nei principi fondamentali della nostra Costituzione. Non si può avere nostalgia di un periodo storico che ha portato morte, oppressione e discriminazione. È un dovere morale opporsi al fascismo”.

Lei partecipa alle manifestazioni del 25 aprile?
“Spesso partecipo, ma questa volta non sarò presente per motivi pratici. Le manifestazioni sono un’occasione di gioia e di comunità. L’antifascismo ci rende orgogliosi di essere italiani”. Altri sostengono che non c’è più fascismo, quindi l’antifascismo è superato.
“Esistono ancora rischi di autoritarismo e di democrazia illiberale in Europa e nel mondo. Dobbiamo rimanere vigili e difendere i principi democratici e l’antifascismo”.

Come si sente nel suo lavoro in Rai?
“Sono sempre stata aperta al confronto, ma quando non vengono date spiegazioni sulle decisioni prese, devo difendere la mia professionalità. Non potrei lavorare in un ambiente privo di libertà”.

In conclusione, qual è il messaggio che vuole trasmettere con il suo libro?
“Il mio libro esplora il tema dell’amore nel contesto storico degli anni ’80, senza nostalgia ma con un approccio progressista. Sono sempre stata orientata alla libertà e all’indipendenza, valori che ho ereditato dalla mia famiglia e che cerco di esprimere nel mio lavoro e nella mia vita”.

Serena Bortone, con la sua coerenza e determinazione, continua a difendere i valori della democrazia e della libertà, un richiamo costante a una cittadinanza attiva e consapevole.

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