Penélope Cruz: «Stiamo forse uscendo da una dittatura della bellezza. Sono cresciuta guardando le rughe sul volto di mia nonna, è lì che risiede la profondità»

La prima fila della sfilata di Chanel è un obiettivo ambito: ci si arriva solo dopo anni di lavoro, e nessuno riceve trattamenti di favore. Persino noti influencer, giornalisti rinomati e attori famosi si fermano alla seconda o terza fila. Ma solo pochi, e soprattutto molto selezionati, riescono ad arrivare là dove inizia la passerella. Penélope Cruz, tuttavia, ha raggiunto un traguardo ancora più alto: dal gradino più ambito è balzata direttamente sul grande schermo, che ha fatto da sfondo all’ultima sfilata della maison francese a Parigi. Lei e Brad Pitt sono infatti i protagonisti di un cortometraggio girato dal duo di fotografi e artisti Inez & Vinoodh. Nel film, ispirato al capolavoro di Claude Lelouch “Un uomo, una donna”, si scambiano sguardi innamorati all’ombra del sole, sulle spiagge di Deauville. Nel cambio di prospettiva, il corto finisce, le modelle sfilano, la passerella termina e Virginie Viard, direttrice creativa di Chanel, esce e raggiunge Penélope, dandole un bacio e abbracciandola.

Lei è legata a Chanel da molti anni. Ma il cortometraggio con Brad Pitt è un colpo da maestri…
«Lo penso anch’io. Ero così emozionata a vederlo proiettato durante la sfilata, ma sa che cosa mi ha sorpreso di più? Poter condividere quell’emozione con mia madre che era lì con me. Per il resto, collaboro con Chanel dal 1999 e molte delle persone che ho incontrato qui sono diventate amici. Ho avuto così tante esperienze indimenticabili con loro: ricordo le avventure con Karl Lagerfeld e tutti i talenti incredibilmente generosi frequentati qui. E poi sa un’altra cosa? Da Chanel si impara. Sempre. Ho accumulato così tanti ricordi, così tanti momenti e questo cortometraggio non è altro che la summa di un percorso e insieme un omaggio a uno dei film che io amo di più».

Penélope Cruz, 50 anni il 28 aprile, è la protagonista con Brad Pitt, 60 anni, della nuova campagna di Chanel “The Iconic Handbag”, che replica una scena di “Un uomo, una donna”, film di Claude Lelouch del 1966.
A proposito di film, se dovesse scegliere i suoi film preferiti, solo una manciata, quali sarebbero?
«Domanda difficile. Amo Fellini, quindi direi “8½”. Poi, rimanendo sempre in Italia, direi “Bellissima” di Visconti. Sul fronte spagnolo prenderei “Légami” e “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” di Almodóvar. E, certo, non si può dimenticare un grande maestro come Martin Scorsese».

Quali sono, invece, i film preferiti che ha interpretato?
«Ah, ma qui è ancora più complicato! È come chiedere di scegliere il preferito tra i propri figli! Allora, se mi costringe direi: “Volver”, poi “Non ti muovere”. È difficile. Davvero difficile. Mi sembra di tradire qualcuno».

Nel corto di Chanel, lei e Brad Pitt rappresentate un ideale di bellezza perfetta, un archetipo. Oggi, però, la bellezza è in piena rivoluzione, è inclusiva. Che cosa pensa di questo cambiamento?
«Guardi, per me il concetto di bellezza è sempre stato differente perché non l’ho mai chiuso in una scatola né in una gabbia. La bellezza è stata, al contrario, inscatolata per lungo tempo dall’industria del cinema e della moda: forse, in un altro momento storico, il corto di Chanel non avrebbe avuto noi come protagonisti, ma due ventenni. Oggi stiamo forse uscendo da una dittatura della bellezza. Per quanto mi riguarda, sono cresciuta guardando le rughe sul volto di mia nonna, pensavo che fossero bellissime e che proprio dentro quei solchi si celasse la bellezza, la profondità della storia. Sì, dunque, la rivoluzione è in atto e io penso anche che da Chanel siano stati dei pionieri perché da sempre scelgono persone e talenti indipendentemente dalla loro età anagrafica».

A proposito di cambiamenti, nel suo discorso agli Oscar, Emma Stone ha ringraziato le donne che stanno operando una rivoluzione nel mondo del cinema. Che cosa bisogna fare, secondo lei, per avere più pari opportunità?
«C’è molto da fare. Moltissimo. C’è innanzitutto da capire che non è naturale avere così poche donne nei ruoli di potere. Non solo non è giusto, non è naturale. Finché farà notizia avere una donna regista, una donna sceneggiatrice o una donna produttrice tra le nomination, allora significa che non ci siamo proprio. La verità è che alle donne non vengono ancora date le stesse possibilità degli uomini. Bisogna lavorare su quel fronte, sulle opportunità che vengono date alle donne. La rivoluzione è in atto, le cose stanno cambiando però ci troviamo ancora in una zona grigia ben lontana dall’uguaglianza».

Quali sono le donne che la ispirano oggi?
«Sono circondata da donne meravigliose, donne che mi ispirano. Però, devo ammetterlo, mia madre resta forse la persona che mi ispira di più. Quando penso di conoscerla bene, di sapere tutto quello che pensa, ecco che arriva e mi sorprende con un punto di vista che mi lascia senza parole. Un capitolo a parte, invece, sono i miei figli: sono così veri e insieme così saggi. Sono pura ispirazione».

Chi o che cosa la fa ridere di più?
«I miei figli. Mio marito. E soprattutto mio fratello Eduardo, una delle persone più divertenti che conosca».

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