È morto Michou, per 60 anni è stato il simbolo del cabaret parigino

È scomparso, a 88 anni, Michou, l’uomo simbolo del più tradizionale cabaret parigino, proprietario del locale che portava il suo nome – Chez Michou, nel cuore di Montmartre – e che ogni sera, per 63 anni, ha accolto vip e gente comune ai suoi tavoli, presentando personalmente lo spettacolo che, di volta in volta, andava in scena. A Chez Michou si ispirava, fra l’altro, la Cage aux folles, il cabaret al centro del film Il vizietto.

Sempre vestito di blu da capo a piedi, occhiali compresi, Michou (nome d’arte di Michel Catty), ha creato il cabaret “trasformista”, proponendo fin dal primo dopoguerra spettacoli con uomini travestiti da donne, molti anni prima dell’ondata delle drag queen. Dal 1956, il suo piccolo locale è sempre stato pieno, le Michettes in scena – truccatissime – divertivano i presenti ai tavoli con parodie a volte feroci dei personaggi del momento. Sempre “senza prendere in giro o essere volgari”, aggiungeva Michou, che si è sempre definito “l’omosessuale più conosciuto della Francia”.

Arrivato a Parigi dal nord del Paese a soli 17 anni subito dopo la guerra, cominciò a gestire il futuro Chez Michou che era allora un semplice bar, al numero 80 della rue des Martyrs. Nel 1956, di martedì grasso, lanciò la sfida ad altri due amici, travestirsi da donna famosa. E lui scelse Brigitte Bardot. Successo clamoroso e dalla sera dopo tutti in scena travestiti, con parrucche e ciglia finte, camerieri e barman compresi.

Chez Michou, negli anni, ha rivaleggiato con gli altri luoghi simbolo del cabaret parigino dal Moulin-Rouge al Lido, al Crazy Horse. Nel 2005, Michou ricevette l’onoreficenza della Legion d’Onore, ma non perse mai di vista le sue origini semplice: ogni mese, invitava nel cabaret gli anziani del quartiere di Montmartre che non potevano permettersi il suo spettacolo. Per i suoi 80 anni, innaffiati da fiumi di champagne (ne beveva da solo, a suo dire, due bottiglie e mezzo al giorno), Michou fu festeggiato da personalità come Jean-Paul Gaultier e Nana Mouskouri. Lì, annunciò anche l’uscita delle sue memorie (Il principe blu di Montmartre) e le sue ultime volontà: essere sepolto in una bara blu e la fine dell’attività del suo cabaret dal giorno della sua morte”: “Voglio che scompaia con me”, aveva detto.

Repubblica.it

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