La rivelazione di Gerry Scotti: “Non chiuderò la carriera davanti alle telecamere”

Il più amato dagli italiani si confessa, tra progetti e dolori del passato: “Ma il mio lavoro mi ha salvato”

Gerry Scotti

Il suo successo è sempre più consolidato. Caduta libera, il nuovo nato The Wall, Striscia la notizia con Michelle Hunziker senza dimenticare Tú sí que vales con Maria De Filippi, lo confermano: è il più amato dagli italiani. Eppure il Virginio «Gerry» Scotti, nato in provincia di Pavia 61 anni fa, è sempre stato con i piedi per terra. «Direi con un piede sulla mia terra e il mio paesino che non è Miradolo Terme, ma Camporinaldo, una frazione di Miradolo. Il nulla, ma un “nulla” che ricordo con amore così come l’educazione che ho ricevuto da papà e mamma. Quando ci siamo trasferiti a Milano i miei cugini chiedevano com’era la metropolitana, i negozi del centro o di corso Buenos Aires ed ero felice di raccontarglielo anche se un pezzo di cuore è sempre rimasto lì, con loro».

Papà in rotativa al Corriere della Sera e la classica mamma di una volta, casalinga.  

«Papà lavorava di notte e di giorno dormiva. Certo c’era la mamma, lui lo vedevo poco eppure mi bastava anche solo un suo sguardo per capire ciò che voleva dirmi o farmi capire. Era un mondo diverso, così come erano diversi i linguaggi fra genitori e figli anche se, e ne sono felice, mio figlio Edoardo è cresciuto con gli stessi valori anche se non tutto è andato come avrei voluto».

Parla del suo matrimonio?  

«Certo. Per uno con una famiglia come quella nella quale sono cresciuto io, il matrimonio era sacro. Il fatto che il mio sia naufragato è stato un fallimento. Quando ho capito che si era rotto un vaso che non si sarebbe più aggiustato ne ho sofferto molto. Non mi sono mai vergognato di niente, ma quando mi sono separato per poi arrivare al divorzio mi vergognavo di aver finito la storia della mia famiglia. Ci sono tre grandi dolori nella vita: la morte, il divorzio e il trasloco. In un attimo me ne sono successi due su tre perché oltre alla separazione ho dovuto fare le valigie e uscire da casa mia, il posto dove era nato e viveva mio figlio».

È caduto in depressione?  

«È stato un miracolo che non sia successo. Devo dire grazie al mio lavoro perché essendo impegnato tutti i giorni con Passaparola, Il Milionario o tutte le cose che in quel frangente occupavano la mia vita, sono riuscito a non cadere nell’errore della commiserazione. Il lavoro è stato la stampella alla quale appoggiarmi. Certo, avrei voluto mantenere un buon rapporto con la madre di Edoardo ma non ci sono riuscito e non ne vado fiero. Avrei preferito diversamente».

Ma a un certo punto arriva Gabriella, la sua attuale compagna.  

«L’esempio più incredibile di “sliding door” che conosca. La conoscevo da anni e so che le stavo anche un po’ sui maroni, ma un giorno vado a scuola a prendere mio figlio e me la trovo davanti. Chiacchierando scopriamo non solo che i nostri due figli erano nella stessa classe ma erano diventati migliori amici. Così iniziamo a sentirci e adesso stiamo insieme da più di dieci anni. Un bel pezzo di vita».

Parlando di vita, un’altra «stampella» nella vita privata di Gerry Scotti sono gli amici e la scopa d’assi della domenica sera.  

«Assolutamente sì. Massimo Villa, grazie al quale ho iniziato a fare la radio e con il quale eravamo compagni di classe, e poi gli altri: Besana, il Tobianchi, il Gaddo e non vado avanti sennò devo fare una lista lunga così ma tanto loro sanno chi sono. Ci conosciamo da sempre e li vedo tutte le settimane. Sono stati importanti per la mia vita di uomo di spettacolo che ha sempre saputo spegnere la luce e chiudere la porta dello show-business dietro di sé. Sono fatto così, sono legato alle cose vere e semplici. Col mio Edoardo abbiamo girato insieme l’America in lungo e in largo, abbiamo noleggiato delle Harley Davidson o delle cabrio per “sentire l’effetto che fa” correre sulla Route 66 o andare alle cascate del Niagara, per un periodo ho anche pensato che mi sarei trasferito in Usa. Ma sa che le dico? So che suonerà pazzesco ma preferisco percorrere viale Zara a Milano e sentire l’odore delle rotaie del tram perché la mia America è qui e lo sarà sempre».

Due persone a cui deve molto?  

«Facile, il pubblicitario Alberto Cremona, un gigante della creatività italiana, e Claudio Cecchetto che un giorno decise di chiamarmi a Radio Deejay e poi a Deejay Television. Ah, e poi non posso non citare Antonio Ricci per l’amicizia e la stima che ci lega e senza dubbio anche Paolo Bonolis».

Per un periodo ha fatto anche l’attore. Che esperienza è stata?  

«Bellissima. Prima con Delia Scala in Io e la mia mamma e poi in Finalmente soli con Maria Amelia Monti. Sono anni che ricordo con grande affetto».

Altra partner professionale femminile è Maria De Filippi, nata a Milano ma cresciuta a Mornico Losana nell’Oltrepò pavese. Oltre che collega conterranea…  

«E vorrà pure dire qualcosa! Scherzo. Vede, il rispetto e la stima che c’è fra di noi è palpabile. Lei dice sempre che con me si diverte tanto e le cose che faccio nei suoi programmi non le ho mai fatte nei miei: è vero. Ammiro Maria e mi piace citare anche il suo braccio destro Sabina Gregoretti, che ha capacità gestionali, organizzative e artistiche fuori dalla norma».

Una volta mi disse che non chiuderà la carriera davanti alle telecamere. Ne è ancora convinto?  

«Convintissimo e provo imbarazzo per alcuni “grandi della tv” che si lamentano, magari passati gli 80 anni, perché “non li fanno lavorare”. Sono frasi che spero non dirò mai. Non accorgersi che il “tempo è finito” è un peccato grave».

Quindi, cosa farà?  

«Prima o poi avvierò con mio figlio e alcuni collaboratori una casa di produzione per realizzare contenuti per la tv. Credo sia il modo giusto per dare la svolta a una carriera che sinceramente mi ha dato tantissimo».

Nemmeno un rimpianto?  

«Anche se ho avuto più di quanto avrei mai pensato rimpiango di non essere stato più determinato. Se avessi letto di più, studiato di più, imparato più lingue avrei fatto ancora meglio».

Il difetto che si riconosce?

«Sono un po’ permaloso e ansioso per cui a volte ingrandisco problemi piccoli. Però non sono rancoroso e mi passa subito».

Luca Dondoni, La Stampa

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