QUELLA PRIMA VOLTA DI GUCCINI AD AUSCHWITZ CON 400 RAGAZZI

Quei ragazzi ancora bambini in giro per il campo di concentramento di Auschwitz avevano lo stesso sguardo di tutti quelli che sono passati di lì. Quei milioni di “bambini passati per il camino” e quelli che invece hanno avuto la possibilità di calpestare fango e masticare freddo per vedere cosa era successo. Insieme ad alcuni di loro, un vecchio. Non un sopravvissuto, non un ebreo. Un cantautore italiano, di quelli che hanno fatto la storia della nostra cultura musicale. Uno che cinquant’anni fa ha segnato l’immaginario collettivo raccontando la tragedia di quel luogo e che, però, lì non c’era mai stato.
Questa sera, su Rai Storia, alle 21.15, va in onda il documentario girato nel campo di concentramento polacco in cui si può vedere la prima volta di Francesco Guccini nel lager di Auschwiz Birkenau. Nel giorno della Memoria, così, il passato viene legato alla storia di un uomo che con la musica ha fatto politica sociale e creato poesia attraverso versi di note e sensazioni. Con lui ci sono dei piccoli osservatori, una scuola media in cui insegna la moglie del cantante, che quasi sembrano portarlo per mano. Come ne “Il vecchio e il bambino”, suo altro brano ben noto a chi lo segue da tempo, in cui “un vecchio e un bambino si presero per mano e andarono insieme incontro alla sera; la polvere rossa si alzava lontano e il sole brillava di luce non vera…”.
Ma ad Auschwitz si va incontro solo al ricordo della morte, al futuro che non c’è stato, alle vite che non hanno avuto il diritto di essere vissute. Quel viaggio così non è solo per e della memoria ma è un inno a quel “restare umani” che piaceva tanto anche a Vittorio Arrigoni, giovane volontario e scrittore italiano ucciso a Gaza il 14 aprile 2011. Un messaggio costante e perpetuo che non viene rispettato, identico a quello che anche in Palestina continua a essere violato.
Guccini è stato ad Auschwitz l’11 marzo del 2016. E’ arrivato a Cracovia a bordo di un treno con oltre 400 ragazzi delle scuole superiori e medie della Lombardia. Durante quel viaggio c’eravamo anche noi de Il Secolo XIX e lo abbiamo raccontato in un lungo reportage (anche in video) In particolare, c’è un momento in cui il cantante di Pàvana, particolarmente commosso ascolta una band comasca, i 7 grani, in viaggio con il gruppo, che canta per lui la sua canzone simbolo. In quell’occasione Guccini, che ha smesso di cantare e che aveva dichiarato che sarebbe stato fuori luogo cantare lì la sua “Il bambino nel vento”, accenna commosso i suoi versi.

IL SECOLO XIX

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