Cartoline di Natale dai reali di tutto il mondo: le più belle di sempre

Da Londra a Stoccolma, passando per Monaco: sovrani e futuri re si oppongono ai messaggi su Whatsapp. Oggi come allora. Ecco le cartoline reali di «buone Feste», quelle del 2018 e quelle del passato

Se oggi le cartoline non le manda (quasi) più nessuno – meglio un video su Whatsapp -, i reali di tutto il mondo continuano a portare avanti la tradizione delle Royal Christmas Cards, introdotta almeno in Inghilterra dalla regina Victoria, che a metà Ottocento aveva voluto mettere in posa la famiglia (reale) intorno all’albero di Natale. Da allora i Windsor non ne fanno a meno, per ringraziare conoscenti, amici e tutti coloro che inviano a Palazzo un biglietto di auguri. E tutti gli altri royals li seguono a ruota.

Tutti giocano d’anticipo. La nuova foto normalmente viene diffusa a inizio dicembre, data in cui vengono spedite le prime card. I reali spagnoli, per esempio, le firmano a mano. Quest’anno Felipe IV, Letizia e le ragazze della famiglia hanno scelto un’immagine dello scorso settembre, scattata durante una gita nelle Asturie. E a firmare sono state anche le principesse Leonor, che studia da futura regina, 13 anni, e la sorellina Sofia, 11.

I Cambridge, invece, si sono fatti immortalare sul tronco di un albero, nel giardino di Anmer Hall. Tutti in jeans. La «ribelle» Meghan Markle, anticonformista fino in fondo, ha scelto un’immagine inedita del matrimonio con Harry. Niente albero di Natale sullo sfondo. Le palline rosse da attaccare ai rami dell’abete tornano, invece, nella dolcissima card di auguri dei gemelli di Monaco. I biondissimi Jacques e Gabriella in versione natalizia sono bellissimi.

L’ultima cartolina di Natale di Carlo e Diana insieme è datata 1991. Ma qui abbiamo scelto quella del 1987, scattata durante un’estate felice con William e Harry nei giardini di Maiorca di re Juan Carlos. Nel 2014 è stata battuta all’asta, insieme ad altri oggetti appartenuti a Lady Diana, scomparsa nel 1997 e mai dimenticata.

Stefania Saltalamacchia, Vanity Fair

Torna in alto