TV, LA COPPA ITALIA È UN AFFARE

I match del torneo e la finale di Supercoppa tra i pacchetti all’asta dalla Lega Serie A. Fino a 8,6 mln di telespettatori e diritti a prezzi appetibili

Tra i pacchetti di diritti tv che la Lega Serie A di calcio si appresta a mettere in asta, ce n’è uno che finora si è dimostrato un vero e proprio affare: quello che assicura l’esclusiva dei match di Coppa Italia e della finale di Supercoppa di Lega. Per il triennio 2015-2018 l’asta se l’è aggiudicata la Rai versando circa 66 milioni di euro complessivi, ovvero 22 milioni di euro all’anno.
Per la stagione 2016-2017 le tre reti generaliste del servizio pubblico hanno trasmesso o trasmetteranno 16 prime serate (tra il 23 dicembre 2016 e il prossimo 2 giugno 2017, giorno della finale di Coppa Italia), con audience (vedere tabella in pagina) che vanno da un minimo di 2,2 milioni di telespettatori fino a un massimo di 8,6 milioni (col 32,1% di share) per Napoli-Juventus dello scorso 5 aprile.
La formula della Coppa Italia, che preserva le squadre più forti e con più tifosi, facendole scendere in campo solo dagli ottavi di finale, ha poi assicurato alla Rai ottimi ascolti medi, con share superiori al 20% in almeno dieci occasioni su 16. La finale di Supercoppa del 23 dicembre 2016 ha occupato il palinsesto di Rai Uno dalle ore 17.33 alle ore 20.16, con una media di share del 36,2% e 6,2 milioni di telespettatori, che sono saliti a 7,7 milioni nel corso dei tempi supplementari e addirittura a 9,4 milioni nell’ultimo quarto d’ora, durante i rigori.
E se si riuscisse a trovare spazio nel calendario, facendo disputare le gare in andata e ritorno dai quarti di finale (ora accade solo per le semifinali), ci sarebbero da aggiungere altre quattro prime serate al menu già così ricco. Un circuito di 16 o più prime serate in una stagione televisivamente interessante come quella tra dicembre e giugno si può assolutamente paragonare, per esempio, al circus della Formula Uno (20 gare complessive) o a quello della Moto Gp (18 gare all’anno). Manifestazioni spalmate soprattutto nei periodi estivi (e quindi meno ricercati da chi pianifica la pubblicità) e che di solito non si tengono in orari da prima serata. Nonostante ciò, Sky Italia paga circa 48 milioni di euro all’anno per l’esclusiva della Formula Uno, e circa 24 milioni all’anno per l’esclusiva del Moto Gp.
Fatti i debiti confronti, salta subito all’occhio come la Coppa Italia e la Supercoppa di calcio siano un prodotto televisivo molto appetibile a quei prezzi (22 milioni di euro all’anno), ed è quindi probabile che proprio su quel pacchetto di diritti si scateni, nella prossima asta, un vero scontro tra Rai, Mediaset, La7, Discovery e Sky, con cifre destinate a crescere di molto (si parla già di 30-35 milioni di euro all’anno).
Intanto l’amministratore delegato di Infront Italia (advisor della Lega Serie A), Luigi De Siervo, ha spiegato alcune delle strategie che ispireranno la prossima asta sui diritti tv Serie A 2018-2021, al via, con tutta probabilità, in luglio: ci sarà di sicuro un appuntamento fisso alle 12.30 del sabato o della domenica; quando fosse possibile, un anticipo al venerdì sera e un posticipo al lunedì sera; di sicuro gli anticipi del sabato pomeriggio e sera e il posticipo della domenica sera; un probabile pacchetto di soli tre match alla domenica pomeriggio. Se nel triennio 2015-2018 i club italiani hanno incassato circa 1,2 miliardi di euro all’anno dai diritti tv, l’obiettivo per il triennio 2018-2021, secondo Infront, è di circa 1,4 miliardi di euro. E l’aumento, per De Siervo, arriverà per 100 milioni di euro dai diritti esteri, e per 100 milioni dai diritti versati da piattaforme nazionali. Una visione ovviamente ottimistica, quella di De Siervo, preoccupato per il miliardo di euro all’anno che Infront deve comunque assicurare alla Serie A come minimo garantito fino al 2021. E se sull’estero c’è una certa fiducia circa la possibilità di incassare di più, sull’Italia, invece, le previsioni degli analisti portano tutte a una riduzione dei ricavi visto il disimpegno di Mediaset nella partita della pay tv e la scarsa volontà, da parte degli operatori telco, di fare sulla Penisola pazzie tipo quelle di British Telecom in Inghilterra.

di Claudio Plazzotta, ItaliaOggi

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