Al Teatro della Scala torna il Don Giovanni di Carsen

Un successo dal 2011, il Don Giovanni firmato da Robert Carsen, che per la terza volta torna al Teatro alla Scala e ha fatto registrare già, quasi, il tutto esaurito. “Le scene saranno le stesse” che inaugurarono la stagione il 7 dicembre di 11 anni fa, “ma gli interpreti sono diversi, così come il direttore d’orchestra” e anche gli spettatori sono cambiati, osserva il regista durante la presentazione. Torna in scena dal 27 marzo al 12 aprile per sette recite con la direzione di Pablo Heras-Casado, al debutto scaligero, dopo due, tre tentativi falliti, cancellati per la pendemia.  “Volevo assolutamente tornare qui – ha assicurato il regista -. Sono cambiate molte cose. Con Casado per esempio abbiamo un’altra visione musicale. Abbiamo lavorato già 5-6 volte insieme. È bello avere questa complicità”. Quanto al Don Giovanni “spero che questa nostra interpretazione creata 11 anni fa funzioni sempre – aggiunge Carsen – perché Don Giovanni, come il Faust, è un mito. Entrambi sono personaggi che vogliono andare lontano e rappresentano i nostri desideri. Don Giovanni è uno che dove va crea problemi, ma il suo diventa un caos creativo in teatro. E alla fine della recita c’è la voglia di rivederlo. La storia finisce ma è solo pronta per ricominciare. Il teatro è una versione della nostra vita, un tentativo di spiegare le cose che non si possono spiegare. Spero che domenica ‘decolleremo’”. Nel ruolo del protagonista Christopher Maltman, al suo ultimo Don Giovanni, “qui c’è la chiusura del cerchio”. Conosciuti e apprezzati al Piermarini sono Hanna Elisabeth-Müller, che proprio come Donna Anna aveva debuttato nel 2017, Alex Esposito che festeggia il suo 150esimo Leporello (“è diventato mio fratello, il mio compagno di viaggio” scherza), Bernard Richter che torna a vestire i panni di Don Ottavio, Emily D’Angelo come Elvira, Fabio Capitanucci Masetto, Gunther Groissböck e, per due date, Jongmin Park interpreti del Commendatore. Zerlina è Andrea Carroll, al debutto scaligero. Lo spettacolo si avvale delle scene di Michael Levine, dei costumi di Brigitte Reiffenstuel, della coreografia di Philippe Giraudeau e delle luci curate da Robert Carsen insieme a Peter van Praet. 

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