LEGGE GLI INSULTI SESSISTI IN DIRETTA, OVAZIONE SUI SOCIAL PER FEDERICA SCIARELLI

federica-sciarelliSenza fronzoli né troppi giri di parole, Federica Sciarelli è andata dritta al nocciolo della questione mostrando in tutta la sua orribilità e mostruosità un fenomeno che sta sfuggendo di mano, quello dei gruppi Facebook pieni zeppi di insulti al genere femminile , ultima frontiera della violenza sulle donne, stuprate “virtualmente” da uomini che non conoscono la parola “rispetto”, codardi “leoni da tastiera” che si spalleggiano l’uno con l’altro in gruppo, in quel mostruoso meccanismo del branco.
Un fenomeno prima affrontato dal blog “Il Maschio Beta” e poi dalla denuncia, diventata virale in Rete, di Arianna Drago, una giovane consulente informatica che nei giorni scorsi ha segnalato la mancanza di censura da parte del social network di Mark Zuckerberg e la presenza di tantissimi gruppi con foto “rubate” di donne e adolescenti, ricoperte dai peggiori insulti a sfondo sessuale. Una questione intollerabile, portata alla ribalta da due “web influencer” come Enrico Mentana e Selvaggia Lucarelli, e sulla quale è intervenuta la presidente della Camera, Laura Boldrini. Un argomento spinoso che ha trovato spazio anche in “Chi l’ha visto?”: nella puntata di ieri sera, incentrata per lo più tragici fatti di Rigopiano e sugli ultimi casi di cronaca nera e misteriose scomparse, Federica Sciarelli, in seguito alla segnalazione di una telespettatrice, ha deciso di mostrare la gravità di questi insulti.
Come? Leggendoli in diretta. «Inutile riempirsi di belle parole, parlare di femminicidio e poi lasciar correre queste vere e proprie istigazioni alla violenza contro le donne. Letti da me, vi parranno ancora più volgari», ha detto la conduttrice poco prima di pronunciare ad alta voce, e con il solito aplomb che la contraddistingue, la lunga lista di oscenità presenti in uno di questi gruppi ottenendo il plauso degli spettatori che su Twitter hanno apprezzato e riconosciuto ancora una volta il suo impeccabile stile e quell’innata professionalità che la contraddistingue.

Rosario Corona, il Secolo XIX

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