Hollywood, sciopero sceneggiatori: fumata nera dopo la proposta degli Studios

Ancora una fumata nera dopo l’incontro del sindacato degli sceneggiatori di Hollywood con i Ceo delle major e dei servizi in streaming. Dopo l’ultimo faccia a faccia, l’Alleanza dei Produttori di Film e Televisione (Amptp) ha reso noti i particolari dell’offerta contrattuale presentata alla Writers Guild Association. La Wga ha risposto sparando a zero sulla proposta che, a giudizio dei sindacalisti, presenta “limitazioni, scappatoie e omissioni che non proteggono sufficientemente gli autori di cinema e tv dalle minacce esistenziali che hanno portato allo sciopero” quattro mesi fa.

L’offerta degli Studios Gli studi cinematografici di Hollywood hanno reso pubblica la proposta di accordo per fermare lo sciopero degli scrittori, che da 113 giorni ha fermato le produzioni cinematografiche. Il tentativo vuole aggirare le ufficiali trattative del sindacato che ingaggia oltre 11mila tra scrittori e sceneggiatori. La soluzione proposta da parte dell’Alleanza dei produttori cinematografici e televisivi, che negozia per conto degli studios prevede il “più alto aumento salariale” in più di tre decenni, così come un aumento dei residui (un tipo di royalty) che è stato uno dei principali punti di contesa. Sono state offerte tutele relative all’uso dell’intelligenza artificiale, “trasparenza dei dati” sugli spettatori in streaming e la formazione degli scrittori per diventare showrunner. Gli studios si trovano di fronte a decisioni importanti sull’opportunità di posticipare l’uscita di film e trasformare anche alcuni show televisivi.

L’incontro Diversi amministratori delegati delle principali società di Hollywood, tra cui David Zaslav della Warner Bros e Robert A. Iger, il boss della Disney, hanno incontrato i funzionari della Writers Guild of America, il sindacato degli scrittori. I Ceo hanno espresso il loro impegno a porre fine allo sciopero arrivato a ieri al suo 113esimo giorno. “La nostra priorità è porre fine allo sciopero in modo che i membri della nostra comunità di talenti possa tornare a fare quel che sa fare meglio ponendo fine alle difficoltà che l’industria sta attraversando. Speriamo che la Wga la pensi come noi”, ha detto la presidente dell’Alleanza, Carol Lombardini. Gli sceneggiatori sono stati di diverso avviso: “Ci siamo trovati di fronte a una conferenza in cui i produttori hanno cercato di spiegarci quanto era buona la loro offerta”, hanno affermato i leader sindacali: “Non capiscono che, tra limitazioni, scappatoie e omissioni, quanto ci hanno messo davanti non protegge gli sceneggiatori dalle minacce esistenziali che ci hanno portato all’agitazione. Cosi’ gli abbiamo spiegato che ogni sciopero ha un prezzo: per noi questo prezzo è la risposta a tutti i problemi – non solo alcuni – che loro hanno creato nella nostra industria”.

I motivi dello sciopero Gli sceneggiatori scioperano da maggio e a metà luglio si sono uniti anche gli attori. Le regole degli scioperi impediscono ai divi di promuovere il loro lavoro in qualsiasi modo. Vietati quindi i red carpet di prime e festival, interviste, apparizioni tv e premi. Il rinvio della 75esima edizione degli Emmy a gennaio è un ulteriore segnale della portata che le agitazioni stanno avendo sull’industria dei sogni. Sono passati oltre 110 giorni: una soglia importante in una città che ancora ricorda con sgomento lo sciopero di 15 anni fa, risolto con la firma tra le parti proprio al centesimo giorno. Quest’anno l’accordo sembra lontano, visto che in più di tre mesi produttori e manifestanti si sono incontrati solo una volta. La serrata in corso ha tutte le carte per superare quella più lunga della storia di Hollywood: i 154 giorni del 1988. Con servizi di streaming che la fanno da padroni e l’intelligenza artificiale che già entra nel settore, in gioco non ci sono solo aumenti salariali e garanzie sui contratti, ma l’intero modello dell’industria dello spettacolo, che deve decidere come calcolare le retribuzioni e i diritti d’autore per opere dal successo impalpabile sulle piattaforme e come utilizzare software che imitano e sostituiscono la creatività dei lavoratori in carne e ossa. Con istanze molto simili, anche gli attori, rappresentati dalla sigla Sag-Aftra, si sono uniti ai picchetti il 14 luglio: uno “sciopero doppio” che non si verificava dal 1960. E che toglie lo stipendio non solo a chi incrocia le braccia, ma a un indotto che ha un motore portante della città e dello stato.

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