Subsonica, il tour per i 25 anni di carriera fa tappa a Milano

«Quando suoni a Milano devi sempre dare qualcosa in più. È la città dove il pubblico “sa” ascoltare, la città in cui si incontra con più facilità chi vive di musica e chi lavora nel settore». Le premesse per un concerto speciale ci sono tutte: a parlare è Max Casacci, fondatore e chitarrista dei Subsonica, attesi stasera sul palco del Castello Sforzesco all’interno del programma di “Estate Sforzesca”. «Ricordo ancora il grande pubblico al concerto dei Giardini Montanelli in occasione del nostro ventennale. Milano ci ha sempre voluto molto bene».

Ovvio, numeri e contesto stasera saranno diversissimi, ma la band torinese ha saputo trasformare le limitazioni del periodo in un’occasione di ripartenza: «Dopo due anni di blocco non volevamo tornare in scena in modo meccanico – spiega Casacci –. Bisogna anche considerare che nei mesi scorsi nessuno di noi ha mai preso in considerazione la possibilità di suonare in streaming, ognuno da casa propria. Il risultato è che adesso la voglia di suonare insieme ci sta spalancando nuove porte».

Porte che stanno conducendo i Subsonica verso nuovi territori musicali: «In questo tour abbiamo imparato a suonare per un pubblico costretto a rimanere seduto: note diverse, sfumature nuove, un modo di stare sul palco e di comunicare fra noi che fino a oggi non c’era mai stato. La bontà del nuovo corso è confermata dai nostri tecnici: un suono live così, a detta loro, i Subsonica non lo avevano mai raggiunto», dice Casacci. A rendere ancora più speciale il concerto di stasera è la scelta della scaletta. Che ha origine da uno stimolo arrivato da una lettura un po’ casuale: «Qualche mese fa sono inciampato in una bella recensione del nostro debutto discografico, “Subsonica”, album del 1997. Si analizzavano tendenze musicali e aspetti che nel tempo erano sfuggiti anche a me, che di quel disco fui anche produttore: gli arrangiamenti, l’elettronica, le commistioni che a metà anni Novanta anticipavano quella che oggi chiamiamo musica “urban”: a due decenni di distanza quel mondo sonoro è di nuovo attuale. Da qui l’idea: perché non riprendere interamente il disco dal vivo, anche in occasione dei nostri 25 anni di carriera?». Cosa che infatti accadrà stasera, con la prima parte del concerto tutta dedicata a quel primo album.

In questi giorni, è arrivata intanto la conferma di un altro importante appuntamento. Il 21 settembre i Subsonica saranno tra i musicisti chiamati a ricordare Franco Battiato nel concerto-tributo all’Arena di Verona. A unire i torinesi e il cantautore è stata la riuscitissima cover di “Up patriots to arms”, canzone di Battiato del 1980 pubblicata dai Subsonica nel 2011.

La collaborazione però ha un’origine più lontana, come ricorda Casacci: «Nel 2007, da direttore del festival torinese Traffic, decisi di invitare Franco Battiato e non solo come semplice ospite: gli proposi di fare il direttore artistico dell’ultima serata, lasciandolo libero di invitare gli artisti che desiderava. Lui propose Anthony and the Johnsons, Ivan Segreto e… i Subsonica: Battiato ignorava che il direttore del festival – cioè io – fosse un membro dei Subsonica e motivò la scelta ricordando un suo viaggio in macchina del 1997, quando casualmente dalla radio sentì uno dei nostri primi singoli rimanendone molto colpito. A quel punto non potevamo più tirarci indietro; decidemmo di suonare “Fetus” e proprio “Up patriots to arms”. Il mio ricordo di Battiato è di un uomo dolcissimo, oltre che di un genio. Per anni è stato l’unico artista italiano tra i miei ascolti, un artista che – come solo i grandi sanno fare – non ha mai ceduto a nessun compromesso riuscendo a fare solo quello che riteneva più giusto».

E infine, un’immagine per sempre: «Un piccolo camerino prima dell’esibizione, noi e Battiato a decidere come fare “Up patriots to arms” e silenzioso, in un angolo, Manlio Sgalambro (filosofo e per anni collaboratore del cantautore, ndr) a guardare la scena».

lastampa.it

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