Rita Pavone racconta Woodstock in tv e sfida chi la critica: “Il pregiudizio è il bullismo della mente”

Questa sera in prima serata su Rai 2 il racconto del mitico concerto del 1969. La cantante-conduttrice: «Io sovranista? No, sempre stata liberale»

Stasera Raidue ricorda i fasti e la storia del concerto di Woodstock nei cinquant’anni di un evento epocale che nell’agosto 1969 marchiò l’identikit di una generazione, e insieme già la fine della cosiddetta stagione di peace&love. Ma la ricorrenza pare tribolata, in quest’epoca senza memoria: se gli organizzatori di Woodstock 50 sulle verdi colline di Bethel ancora non hanno trovato una quadra né finanziamenti adeguati, e dunque la celebrazione è in forse, pure sullo speciale della seconda rete Rai si sono accumulati nei giorni scorsi nuvoloni. L’annuncio che Carlo Freccero ha scelto come protagonista e conduttrice in studio Rita Pavone, assai famosa all’epoca, ha provocato polemiche infuocate sui social: si accusa il direttore Freccero di dare una mano al sovranismo invece che alla storia della musica, con l’invito alla ex Pel di Carota, sui social molto presente e non con commenti di stampo progressista.La Pavone ha reagito piccata con un tweet definitivo: «Il pregiudizio è il bullismo della mente». Ma è arcifelice di questa esperienza, registrata alcune settimane fa: «Freccero chiamandomi mi ha stupita: “Sei giusta, sei una ribelle – mi ha detto – hai amato quella musica sei la persona che ci vuole”. Mi son divertita moltissimo, canto pezzi che mai mi è capitato di cantare». Nel ‘69 aveva 24 anni, l’età media del popolo del raduno: «Aspettavo Alex, ero in esilio a Londra, dove vivevo la mia ribellione perché tutti volevano che io lasciassi Teddy Reno che aveva 30 anni più di me. E io dicevo: “fatevi gli affari vostri”. Lui aveva avuto il divorzio da tutte le parti meno che in Italia (dove fu introdotto nel ‘74), io stavo a Londra perché lì era valido e il mio matrimonio di coscienza pure».Una ragazza d’epoca: «Un’epoca di amore universale con musica straordinaria, Woodstock fu la ciliegina sulla torta di un momento particolare che poi è sfumato, un concerto come la cornice di un grande quadro». Anticipa che ci sarà lo studio tv in verde e pieno di fiori, con un pubblico di ragazzi. E ci saranno non solo filmati, ma cantanti sul palco: «Sì: italiani, come Gualazzi e Mario Biondi. C’è anche Donovan, con il quale lavorai a Top of The Pops con Heart in versione inglese». Allora, tutta l’Italia cantava «Cuore», l’inglese ancora non andava. Ci saranno filmati di Woodstock: Janis Joplin, il devastante temporale che inaugurò l’epoca della musica&fango, Jimi Hendrix indimenticabile che la mattina canta davanti a forse 20 mila persone perché tutti gli altri erano fuggiti. Si vedranno Joe Cocker, i Credence Clearwater: «È uno spettacolo musicale con racconto, io canto I Put a spell on You, non mi hanno chiesto sempre le stesse cose».Ma per tornare al dunque cara Rita, lei è sovranista? «Sono sempre stata una liberale. Se una persona dice una cosa intelligente, la accetto, anche se non condivido. Se poi a qualcuno sto sulle palle come cantante, ci sta. Non sono sovranista, o almeno lo sono nel senso che ritengo che l’italiano abbia il diritto di dire una parola a casa propria. Tengo alla mia identità, mi sento profondamente italiana, sono anche molto affezionata alla Svizzera, pago le tasse qui e là, ho il doppio passaporto». Si lamenta dell’ironia dei social: «Mi fanno battute sulla Pappa al pomodoro che è mi andata alla testa: la scrisse il maestro Nino Rota, mica è il Ballo del qua qua».

Marinella Venegoni, lastampa.it

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