Un video di “Striscia” fa crollare il mito del buonista Insinna

Il conduttore Rai insulta concorrenti e staff Ma in un’intervista si diceva vicino agli oppressi

Adesso tocca a lui. Il «fuori onda» non fa mai prigionieri e stavolta nella trappola finisce Flavio Insinna registrato quando era conduttore di Affari tuoi, preziosissimo (per raccolta pubblicitaria) programma dell’access prime time di RaiUno.

L’altra sera Striscia la Notizia ha mandato in onda una registrazione (e ieri ha rincarato la dose) che mostra la dark side del conduttore universalmente considerato pacato, rispettoso e tollerante. Un audio nel quale si lamenta con i propri collaboratori della scelta dei concorrenti e lo fa senza giri di parole: «Perché avete preso quella nana di merda? Ci sono due o tre fighi e sette dementi (…). La si porta di là, la si colpisce al basso ventre e si dice: Adesso tu rientri e giochi. Perché è RaiUno e non la Val D’Aosta News, li mortacci tua». E ancora: «Abbiamo 5 iellati e una nana che parla con le mani davanti alla bocca». E infine: «Non te li famo vede’, scegliamo noi… La merce poi la lavoro io». È solo un florilegio in un contesto ingolfato di insulti e volgarità, registrato presumibilmente in una o più puntate andate in onda tra il 2014 e il 2015.

In un primo tempo si era diffusa la voce che fosse la registrazione di una riunione di redazione con gli autori o altri responsabili del programma. Quindi altamente riservata. Ma ieri pomeriggio Striscia la Notizia ha precisato che i fuori onda «sono stati registrati in studio, davanti al pubblico».

Un contesto che porta a chiedersi per quale motivo, a fronte di una violenza verbale così evidente, nessuno ne abbia mai parlato finora. Di solito, tutto ciò che accade negli studi tv viene quasi istantaneamente diffuso dal pubblico via Twitter o Instagram. In ogni caso, l’immagine di Insinna ne esce drammaticamente intaccata, proprio lui che negli anni si è mostrato come il bravo figlio di famiglia, attaccatissimo alla mamma e, dopo la sua recente e virale apparizione a Carta Bianca della Berlinguer su RaiTre, anche modello di educazione e civiltà. Nel suo intervento, infatti, si era dilungato sulla necessità di uguaglianza e sui diritti fondamentali che spettano a ciascuno di noi, scatenando l’ammirazione di chi non aspetta altro per applaudire con entusiasmo.

Però il servizio di Striscia ha subito scatenato la prevedibile polemica sui social network, innescando la dietrologia (è la vendetta di qualche autore subissato dalle critiche) e naturalmente le fazioni opposte, come sempre separate e lontane. La pagina Facebook del presentatore è stata subissata dagli insulti del suo pubblico tradito. Però Twitter ha riportato anche la favorevole presa di posizione di chi, istituzionalmente, ha il compito di giudicare i «propri» artisti, ossia il direttore di RaiUno Andrea Fabiano, che ha twittato senza mezzi termini: «Solidarietà totale, umana e professionale a Insinna». Dalla sua parte anche Giampiero Mughini mentre Selvaggia Lucarelli è stata ponziopilatesca: ha sbagliato il «corvo» che ha mandato l’audio incriminato a Striscia ma anche Insinna troppo maleducato. Pure Giuseppe Cruciani non ha avuto dubbi a schierarsi a favore del conduttore, salvo poi intervistare a La Zanzara su Radio24 la «nana» Rosy Seracusa che non ha nascosto la delusione: «Ci sono rimasta malissimo, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Probabilmente lo denuncerò». E poi: «Evidentemente Insinna ha due facce, una pubblica e una privata». Ma non aveva fatto quelle dichiarazioni pubblicamente in studio?

Comunque andrà a finire, l’«affaire Insinna» è destinato a tenere banco per i prossimi giorni. Non è certo in dubbio il futuro Rai di questo conduttore (altrimenti il direttore non avrebbe fiatato). Ma lo è l’affetto del pubblico turbato da queste registrazioni e dal contrasto evidente con il profilo pubblico di uno dei volti più conosciuti della Rai. Un turbamento così forte da non considerare che, in casi di nervosismo oppure di grande stanchezza, ciascuno di noi inciampa in frasi, aggettivi e accenti nei quali successivamente non si riconosce.

Il Giornale

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