La Rai tiene ancora la Champions

La Rai ha deciso di esercitare l’opzione in scadenza il prossimo 31 gennaio e acquisterà da Sky anche per la stagione 2019-2020 i diritti tv per la partita in chiaro della Champions league di calcio.

Una brutta notizia per Mediaset, che, quindi, continuerà a restare senza diritti sportivi pregiati ancora per molto tempo. La Champions league di calcio, come detto, è una esclusiva Sky fino al 2021 (con partite in chiaro sulla Rai), così come l’Europa league (partite in chiaro su Tv8). La Coppa Italia e le partite della Nazionale di calcio sono esclusiva Rai, così come i migliori 27 incontri del prossimo Campionato Europeo 2020. La Serie A di calcio va su Sky e Dazn. La Formula Uno andrà solo su Sky e Tv8 almeno fino al 2020, così come il MotoGp, il cui contratto scade nel 2021.

Insomma, al Biscione, nel caso, rimangono solo le briciole (tipo la Nations league o le partite di qualificazione agli Europei di calcio, ma sempre esclusi i match dell’Italia, oppure, nei motori, la Formula E). Si giocherà sui programmi di approfondimento, sui notiziari. Ma lo sport, che dovrebbe avere spazi importanti sulle grandi reti generaliste e che ha dimostrato peraltro di funzionare con i Mondiali di calcio in Russia, continuerà a latitare dalle parti di Cologno Monzese, per un gruppo che sembra essere rimasto oltremodo scottato dalla esperienza della pay-tv Premium (peraltro, sembra quasi incredibile, ma ci sono ancora 600 mila abbonati) e dei costosi diritti sportivi. E che, in maniera piuttosto discutibile, ha preferito investire attorno ai 25 milioni di euro per il fumoso progetto Adrian di Adriano Celentano, sottraendosi invece dall’asta per i diritti tv 2018-2021 della Coppa Italia di calcio (un prodotto che negli anni ha dimostrato di funzionare sempre molto bene in tv), acquisiti lo scorso maggio dalla Rai per 35 milioni di euro all’anno.

Restando dalle parti di viale Mazzini, ieri l’amministratore delegato Fabrizio Salini ha presentato in consiglio di amministrazione il piano industriale 2019-2021, messo a punto dopo sei mesi di lavoro e che dovrà essere approvato dal cda entro marzo, in cui «le reti diventano interpreti dei bisogni dei consumatori focalizzandosi su palinsesti sempre più cuciti su misura e migliorando l’esperienza di visione».

A coordinamento delle reti sarà prevista una direzione di distribuzione. L’offerta sarà ampliata pure con un canale in inglese.

Sul fronte dell’informazione, il piano industriale di Salini prevede tre fasi. Nella prima ci sarà il rafforzamento di un polo all news con la creazione di una testata digitale (per la cui direzione gira il nome di Milena Gabanelli); nella seconda fase ci sarà il potenziamento della testata digitale con lo sport e l’informazione istituzionale; nella terza si realizzerà l’integrazione dei poli informativi in una newsroom di flusso, pur mantenendo i brand di punta dell’informazione Rai.

A Viale Mazzini diventerà poi centrale il ruolo di Rai Play, che si trasformerà in una piattaforma in grado di produrre anche contenuti esclusivi e nativi digitali. Ed è pure per questo che nascono le divisioni Rai Doc (produzione di documentari), alla cui direzione dovrebbe andare Maria Pia Ammirati, e Rai Format (ricerca di format originali), per la cui guida è in pole position Andrea Fabiano. C’è poi Gian Paolo Tagliavia che lascia RaiCom per diventare amministratore delegato della concessionaria Rai pubblicità, dove Antonio Marano rimane presidente. Mentre alla consociata RaiCom arriva Monica Maggioni come amministratore delegato, con il presidente Rai Marcello Foa nel ruolo di presidente.

Infine, la Rai ha intenzione di lanciare una battaglia legale contro Sky, molto simile a quella sferrata a suo tempo da Mediaset: il tema è sempre quello dei diritti di ritrasmissione. Viale Mazzini, in sostanza, è pronta a denunciare Sky in sede civile e all’AgCom per il fatto che la piattaforma televisiva del gruppo Comcast ospita e trasmette i canali Rai senza pagare nulla alla tv pubblica.

Claudio Plazzotta, ItaliaOggi

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