Da Eduardo a Dickens i migliori racconti sul Natale

”Nun te piace ‘o presebbio?” domanda Lucariello che si dedica alla sua costruzione con gran passione da sempre.”Nun me piace!” gli risponde dispettoso il figlio Nennillo. Sono battute dall’inizio di ”Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo, testo oramai popolare che sta da noi un po’ come il ”Canto di Natale” di Charles Dickens sta alla tradizione anglosassone con l’avaro Scrooge che ribatte a tutti ”Al diavolo il Natale e tutta la felicità!” sperando che chi gli fa auguri possa essere ”bollito nel suo pentolone e sotterrato con un ramo di agrifoglio nel cuore”.

L’ottocentesco Dickens rientra nella favola di Natale tradizionale in cui il mondo cambia in meglio grazie alla nascita di nostro Signore, ma in realtà i grandi scrittori, affrontando questo tema e questo fatidico giorno, sono nella maggioranza sulla linea di De Filippo, con la riunione familiare che si trasforma mentre vengono a galla verità nascoste, o si hanno sorprese non sempre piacevoli. Giovanni Verga narra di uno dei suoi ‘ultimi’ che torna a casa in paese dopo essere stato a lungo fuori a lavorare e scopre che la moglie se ne è andata con un altro e ne soffre sino a morirne, mentre questa, riabbandonata, torna a casa e si ritrova vedova con i soldi che l’uomo aveva accumulato per loro. Anton Cechov in ”Vanka” racconta di un bambino orfano di nove anni a servitù presso una calzolaio di Mosca che lo affama e picchia, il quale scrive al nonno guardiano in una tenuta di campagna per pregarlo di venirlo a prendere la notte di Natale e lascia oramai felice e fiducioso la lettera in una di quelle cassette che gli hanno detto servono a farle arrivare a tutti e ovunque, ma la sua è senza indirizzo e francobollo. La scoperta della solitudine in un così particolare giorno di festa (esperienza che molti di noi faranno forse in quest’anno di Lockdown) è uno dei temi ricorrenti in tanti scrittori, dalla signora Dalloway di Virginia Woolf, che si sente sola durante un party natalizio a casa sua, sino a Walter Benjamin che in ”Infanzia berlinese” si ricorda bambino la sera di Natale: ”Nessuna festa della vita adulta ha esperienza di quest’ora che vibra ne cuore del giorno come un dardo”.

Paolo Petroni, ANSA

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