Ralph Fiennes e il giovane Nureyev «Vi svelo la sua fuga dall’Urss»

L’attore, premiato agli Oscar europei, è il regista di «The White Crow»

Questa è la storia in cui Nureyev spiccò il suo volo più grande. Un giovane uomo di 22 anni, col berretto nero in testa, su un aereo da San Pietroburgo a Parigi. È il 16 giugno 1961, aeroporto di Le Bourget. Il ballerino si allontana dai suoi accompagnatori del Kgb e si consegna ai gendarmi francesi urlando: «Voglio essere libero». Due mesi dopo, Berlino Est innalza il muro. Rudolf Nureyev sarà accusato di tradimento a Mosca. Non ancora ballerino leggendario, è un esponente del Kirov Ballett. È la prima volta che viaggia fuori dai confini dell’allora Unione Sovietica. Ed è ciò che racconta Ralph Fiennes come regista in The White Crow, anche se non è un biopic. È a Siviglia per gli Efa, European Film Award, gli Oscar Europei, dove per l’Italia gareggiano con 4 nomination ciascuno Matteo Garrone (Dogman) e Alice Rohrwacher (Lazzaro felice). Stasera Fiennes riceverà il Premio contributo europeo al cinema mondiale. Dopo essere stato al Festival di Torino, il suo film, presentato ieri, il 25 gennaio chiuderà quello di Trieste.Camaleontico e intellettuale, diviso tra Shakespeare e 007 dove tornerà come capo di James Bond, l’attore dice di essere stato «fortunato ad avere collaborato con artisti magnifici, il cinema ha un potere enorme per abbattere confini e pregiudizi nell’Europa di oggi». Nureyev tiene banco. Lungo casting. Il ballerino ucraino Oleg Ivenko è il suo protagonista («ha un grande talento anche come attore»), Sergei Polunin, star del Royal Ballet, interpreta il compagno di stanza di Nureyev a Parigi, mentre Fiennes è il mentore che prese Rudi sotto la sua ala. «Sono affascinato dai suoi anni giovanili, benché non sia così interessato al balletto». Non era soltanto una vicenda drammatica: la divisione tra Est e Ovest, la Guerra Fredda…Ma era quel temperamento, quella estrema ambizione artistica a sedurlo. «Non l’ho mai visto sul palco. Racconto un artista che ha rotto le convenzioni, reinventato il ruolo del ballerino». Uno scoppio di sensualità, trasformò la sua vita in uno spettacolo. Aveva origini umili, “era avido di arte”, si tuffò in maniera tardiva nella danza, alla sbarra doveva lavorare il doppio dei coetanei. Prima di Nureyev, la danza era dominata dalle étoile, gli uomini relegati a statue di bell’aspetto che, in pose eroiche, si limitavano a “servirle”. E negli Anni 60 dovevano obbedire, non pensare».La vita parigina lo delizia. Gli ufficiali del Kgb che seguono ogni suo movimento diventano sospettosi del suo comportamento e della sua amicizia con la parigina Clara Saint, «che è stata la nostra testimone chiave» (nel film è Adèle Exarchopoulos). La defezione di Rudi è canalizzata in tre periodi: l’arrivo a Parigi, l’apprendistato a Leningrado fra il ’55 e il ’61, la prima adolescenza alla fine degli Anni 40. Fiennes voleva tornare indietro, all’adolescenza in povertà nell’ex impero sovietico. Dai primi anni in un villaggio sugli Urali, alla fioritura come allievo di danza, fino all’arrivo nella capitale della cultura e del piacere, Parigi, è la vera storia di un viaggio incredibile di un artista unico che ha trasformato il mondo della danza.

Valerio Cappelli, corriere.it

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