La casa di carta, si chiude la tempesta perfetta

”Una tempesta perfetta”, è così che Pedro Alonso, alias Berlino, spiega il successo planetario de La casa di carta.

”Come si può chiudere una cosa così grande?”, si chiedono i milioni di fan in tutto il mondo, se lo chiedono anche i protagonisti, attori che prima di conquistare i cuori con La casa di carta non erano volti noti a nessuno.


Pedro Alonso, ovvero Berlino che è passato a miglior vita – nella serie ovviamente – ma è rimasto comunque protagonista di numerosi flashback – spiega che ”ad un allineamento planetario… non si può spiegare una serie di variabili che ha creato la tempesta perfetta. Quando è partita in Spagna era pensata per un pubblico specifico, un target definito, ora è diventata altro. C’è insieme lo spirito del telefilm americano, una nota caliente latina, e poi l’iconografia pop che ha toccato il cuore del pubblico, da Bella ciao alle tute rosse, alle maschere di Dali”’.
Cinque stagioni, appena quattro anni, per diventare da poco meno di un flop su Antena 3 ad un fenomeno di costume mondiale firmato da quello che è oramai una star delle serie tv come Álex Pina che l’ha ideata. La casa di carta è una delle serie non in lingua inglese più viste su Netflix. Le parti 3, 4 e 5 si classificano tra le posizioni più alte della Top 10 globale. Un fenomeno che è arrivato al capitolo finale: dal 3 dicembre infatti saranno disponibili su Netflix i cinque episodi che chiudono la saga.
L’avevamo capito dal 5 maggio scorso quando Alvaro Morte, il Professore, aveva postato un video su Instagram dalla macchina con cui lasciava il set e diceva addio al personaggio che lo ha reso celebre nel mondo. ”Sono grato per tutto questo. Ai fan prima di tutto ovviamente, a tutta la squadra e a te caro Professore. Mi mancherà divertirmi così tanto con te.
Grazie”. Oggi Pedro Alonso spiega ancora che a suo avviso uno degli elementi della fortuna è quello dell’amoralità dei personaggi: ”E” la naturalezza della fiction, perché bene e male sono due componenti della realtà, il mondo non si può spiegare in bianco e nero, il mondo è poliedrico, pieno di punti di vista che qui sono tutti contemplati senza un giudizio morale”. Amorale come il personaggio di Arturo Roman interpretato da Enrique Arce, l’attore spiega che è ”il più odiato perché è il più vero. Gli altri sono supereroi, lui è umano. E’ tutto e il contrario di tutto e le persone ci si rispecchiano e per questo non lo sopportano”. Mentre Belén Cuesta che interpreta Julia / Manila sottolinea ”l’importanza di un personaggio come questo che fa vivere con naturalezza la transessualità anche in paesi dove non è così scontato”. Quanto alla sua morte, a Berlino non è sembrata per nulla traumatica: ”Mi è sembrata una magnifica notizia la mia morte perché ridimensionava completamente la percezione pubblica del personaggio”, dice Alonso. Nel frattempo anche Tokyo (Úrsula Corberó) è morta. Ma dei problemi non se ne è risolto nemmeno uno, come spesso accade nella vita, e la serie si è trasformata in un film d’azione, anzi di guerra con effetti speciali e scene rocambolesche degne di 007. Il nemico è ancora in agguato all’interno della Banca di Spagna, ferito ma pericoloso come sempre. Affrontando l’ora più buia e la più grande sfida, la banda escogita un piano audace per ottenere l’oro senza che nessuno se ne accorga. A peggiorare le cose, il Professore commette l’errore più grande della sua vita.
Il cast include: Álvaro Morte, Itziar Ituño, Pedro Alonso, Miguel Herrán, Jaime Lorente, Esther Acebo, Enrique Arce, Darko Peric, Hovik Keuchkerian, Luka Peros, Belén Cuesta, Rodrigo de la Serna e Najwa Nimri, tra gli altri. ”Per carità a questa serie devo tutto – spiega Arce ovvero Arturo – ma sinceramente non mi dispiace ora tornare a riconquistare un minimo di anonimato che in questi anni non sono riuscito ad avere nemmeno per un attimo”. Comunque, privato a parte, “in questa ultima parte – ha aggiunto Pedro Alonso – vedremo una sorta di ‘peripezia emotiva’ dei personaggi, troveremo delle risposte a domande lasciate aperte nei primi 5 episodi, come se assistessimo all’inserimento dell’ultimo tassello di completamento di un puzzle”.

ANSA

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