Report sulla Juventus

La Tv di Maramaldo
La Juventus è la squadra di calcio più amata in Italia. Ma è anche la più detestata. Diciamo metà e metà? Non ci giurerei, penso anzi che l’antipatia, per non dire l’invidia e spesso perfino l’odio, siano in aumento irresistibile – tanto più che la Juventus vince (quasi) sempre. Perciò ieri sera mi sono buttato su Report, su Raitre, per seguire l’annunciatissima inchiesta sulle zebre e sul suicidio del capo dei tifosi ultrà. Le anticipazioni in un’intervista del giornalista Sigfrido Ranucci erano – almeno cinque – succulente. 1. «Premetto che non ci sono dirigenti della Juventus indagati, ma emerge un contatto diretto tra i manager bianconeri e i Dominello, la famiglia accusata di avere legami con la ‘ndrangheta». 2. «Il suicidio di Raffaello Bucci, collaboratore della Juve? Ci sono tante anomalie legate alla sua morte…». 3. «La Juventus? Da questa storia emerge un quadro impressionante di rapporti della dirigenza con i tifosi, un connubio spaventoso con una parte di supporters bianconeri». 4. «La vittima di questa storia è il calcio, così come i tifosi per bene. Quanto andrà in onda nell’inchiesta potrebbe interessare la giustizia sportiva». 5. «Dimissioni di Marotta (direttore generale della Juve, ndr)? Non so dire se siano legate alla vicenda. Strane però le modalità con cui sono arrivate, queste dimissioni. Non è nello stile Juventus chiudere con un dirigente così importante che ha contribuito a tanti successi».
Ma chi è Sigfrido Ranucci? Ex Paese Sera, ex tg3, ex Rai News: con una intensa attività di inviato (Balcani e soprattutto New York: lui c’era, l’11 settembre). Entrò a Report come autore nel 2006 e poi ne diventò conduttore. L’autore dell’inchiesta è Federico Ruffo, Premio Ilaria Alpi nel 2013, sempre per un’incursione nelle magagne del calcio. Non a caso, neanche era partita la puntata, che già Ruffo e gli altri si beccavano la solidarietà di Usigrai e Fnsi per le intimidazioni, minacce, annunci di querele milionarie subite.
Il nome forte dei Dominiello è Rocco, l’ultrà della Juventus, coinvolto nella ’ndrangheta. Il tribunale di Torino lo ha condannato a sette anni e nove mesi di carcere. 41 anni, leader di una sezione dei Drughi, una delle principali tifoserie organizzate della curva Sud, accusato dalla Direzione distrettuale antimafia di un tentato omicidio e di associazione mafiosa in quanto uomo della cosca Pesce di Rosarno (Rc). Suo padre Saverio, 62 anni, è stato condannato a dodici anni, un mese e dieci giorni per le stesse accuse e per due estorsioni. Rocco però si professa innocente e nega di essere un ‘ndranghetista.
Tutto questo si sapeva. Intriganti premesse dunque, ma – come spesso succede – delusione notevole, in questa prima puntata della nuova edizione di Report, per il secondo anno orfano di Milena Gabanelli. Il titolo è suggestivo: «Una signora Alleanza». E il racconto televisivo si è modernizzato, l’uso del drone per immagini di effetto ricorda la docu-fiction. Il dato centrale: secondo la sentenza della Procura della Figc, la Juventus ha mantenuto l’ordine pubblico regalando più di 1500 biglietti a partita agli ultras che poi li rivendevano a prezzi maggiorati, per un fatturato di oltre 5 milioni di euro in nero. Il fondatore del gruppo ultrà Bravi Ragazzi ai microfoni della trasmissione ha dichiarato che con il bagarinaggio è riuscito a comprare due case e varie automobili: nonostante dodici anni di Daspo, un arresto per una rissa con altri tifosi, detenzione illegale di un coltello, due pistole, una mazza da baseball e ottanta carte d’identità false, riesce ancora a piazzare i biglietti. Robetta? Cose che più o meno si dicono e si sanno. Ma la domanda di fondo è un’altra: Agnelli sapeva o no, autorizzava o no? La risposta non è chiara. Il format funziona, ma il pubblico sente la mancanza della prestigiosa fondatrice: nella scorsa stagione gli ascolti sono calati dal 7,5% delle prime puntate al 4% delle ultime. Il marchio è sempre quello, ma non c’è molto di più: anzi, molto meno.

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