Ultime sul futuro della tv. Il Dvb-t2 mette a rischio 18 milioni di famiglie

Quasi 18 milioni di famiglie italiane non hanno televisori pronti per ricevere le trasmissioni del digitale terrestre di seconda generazione, quello al quale tutti i broadcaster dovranno passare entro giugno del 2022. Per l’esattezza 17,8 milioni di famiglie a fine 2018, l’82,1% della popolazione, possiedono soltanto ricevitori Dvb-t e non .

Il numero, poi, diventa più allarmante se si considera un altro fatto: la maggior parte di queste famiglie ha anche un secondo televisore in casa (per non parlare di un terzo) o una seconda casa eccetera. Per questo, secondo alcune stime, gli apparecchi da sostituire o aggiornare sono molti di più, sarebbero almeno 35 milioni. E tre anni non sono tanti per convincere tutte queste persone a cambiare o adeguare i televisori di casa, pena lo schermo nero.

Numeri (provenienti da una ricerca della Fondazione Ugo Bordoni in collaborazione con Auditel-Ipsos) di cui si è parlato durante il workshop sul refarming della banda 700 dell’Associazione Tv Locali aderente a Confindustria Rtv, che sono di particolare attualità in questi giorni. Il ministero per lo sviluppo economico, infatti, si prepara a varare la road map per il passaggio della banda 700 dalle televisioni al 5G e la riassegnazione ai broadcaster degli spazi residui. Un’operazione che richiederà il passaggio a tecniche di trasmissione e di codifica video più efficienti, in modo da garantire lo stesso numero di emittenti attuale (o quasi).

Non solo. In questi giorni il ministero ha messo in consultazione il decreto con cui concederà gli incentivi per l’acquisto di nuovi tv o decoder, uno dei modi per aiutare l’adeguamento tecnologico per lo meno nelle famiglie con il reddito più basso. La legge di bilancio 2019 ha stanziato 151 milioni di euro e l’incentivo previsto per le famiglie a reddito più basso (Isee di prima e seconda fascia) è di 50 euro, ovvero uno sconto o l’intero ammontare per l’acquisto di tv o decoder Dvb-t2 Hevc. In questo modo otterranno un contributo 3 milioni di famiglie.

Le famiglie che hanno i televisori più vecchi potrebbero avere problemi anche prima del giugno 2022. A settembre 2021 (sempre che queste date siano confermate dalla roadmap) ci sarà un cambiamento intermedio: la tecnica di trasmissione resta l’attuale digitale terrestre, Dvb-t, ma la codifica passerà da Mpeg-2 a Mpeg-4, una modifica per ottenere capacità trasmissiva necessaria per i lavori in corso nel refarming. Cosa significa? Che chi oggi non ha un tv in grado di visualizzare le trasmissioni in hd (è questo il test possibile) dovrà già da allora adeguarsi. Dei 35 milioni di apparecchi citati prima non sono adeguati 13,3 milioni perché supportano soltanto la codifica Mpeg-2.

Viene da chiedersi: ci sarà qualcuno che è pronto? Sì, le famiglie dotate di televisori Dvb-t2, quelli in vendita obbligatoria dal 2017 in poi, sono 3,8 milioni. Senza considerare, tuttavia, che parte di questi dispositivi non ha la giusta codifica e che quindi potrebbe comunque non permettere di vedere le trasmissioni.

C’è da considerare inoltre che, passaggio della banda 700 o meno, i consumatori aggiornano la loro dotazione tecnologica: anche senza fare alcunché questi numeri sono destinati a scendere. Restando tuttavia rilevanti.

Per questo durante il workshop dell’associazione guidata da Maurizio Giunco sono stati sottolineati alcuni passi necessari: intanto garantire i consumatori che acquistano tv o decoder attraverso bollini di compatibilità e studiare una comunicazione coordinata fra broadcaster, distributori, rivenditori e installatori da trasmettere su tutti i canali. Dal punto di vista degli incentivi, poi, si chiede «un impegno maggiore da parte del governo e delle istituzioni, per evitare che il costo di questo passaggio tecnologico finisca per ricadere prevalentemente sulle famiglie» anche visto il successo dell’asta sul 5G.

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