IL CDA RAI: TETTO ANCHE PER GLI ARTISTI. COMPENSO MASSIMO 240 MILA EURO

Dopo ore di discussione, la decisione: il limite vale anche per i conduttori e per le star. Diaconale: “Norma da rivedere”. Siddi: “Perdiamo competitività”. Annunziata: “Obbedisco”

Una lunga discussione, poi la decisione più difficile di un Consiglio di amministrazione durato ore: il tetto agli stipendi alla Rai si applicherà anche ai contratti di collaborazione e alle consulenze di natura artistica. Insomma, anche le star della Tv pubblica (oltre al management cui da ottobre scorso è stato tagliato lo stipendio) – a norma di legge – rischiano di restare impigliate nella norma dell’ottobre scorso che sancisce «il limite retributivo a 240 mila euro annui senza eccezioni».
Va da sè, è la tesi di molti, che questi limiti fissi relativamente bassi rischiano di indebolire la Tv pubblica sul mercato, ma uscire dall’impasse non sarà così facile. Al punto che il vertice di viale Mazzini è arrivato alla decisione di oggi solo perché le richieste di chiarimento inviate al ministero del Tesoro non hanno ancora avuto risposte (l’ultima di queste risale allo scorso 8 febbraio). Tant’è, spiega il consigliere Arturo Diaconale, che «per noi intervenire sugli stipendi degli artisti è stato un obbligo di legge, anche alla luce dell’interpretazione prevalente secondo cui il tetto vale per tutti».
Ma una decisione così – spiega Diaconale – può provocare una serie di defezioni, «perché alcuni artisti potrebbero decidere di andare altrove, e anche aprire contenziosi». La legge, al momento, non consente scorciatoie. «Quello che possiamo fare – aggiunge – è spingere affinché la norma possa essere rivista, altrimenti la Rai va fuori dal mercato. Certo, il giorno in cui venisse corretta la legge, ci sarebbe il problema dell’autolimitazione di cachet, in alcuni casi esagerati. Prima però di farlo, consentiamo, modificando la legge, alla Rai di stare sul mercato».
Ma la politica, a destra quanto a sinistra, per ora soffia sul tetto del limite. Per Michele Anzaldi del Pd, «le leggi vanno applicate. Il tetto agli stipendi Rai è una promessa mantenuta». Inoltre aggiunge Anzaldi, replicando così a viale Mazzini che più volte ha chiesto pareri sul tema al Tesoro, «i ministeri hanno il compito di governare e non di dare pareri. Stop alle chiacchiere». Anche Renato Brunetta di Forza Italia la pensa così, «bene il tetto degli stipendi a 240 mila euro anche per le star. Stop ai privilegi con i soldi del canone degli italiani». Tuttavia, secondo il consigliere Franco Siddi, «l’applicazione secca così rigida può causare danni a un’impresa che rischia di perdere soggetti con grande talento e grande appeal, penalizzando così la competitività». Ma è chiaro che se la legge non viene corretta, «noi amministratori abbiamo il dovere di rispettarla alla lettera».
Per il presidente della Vigilanza Roberto Fico bisogna «tenere alta la guardia, perché non finisce qui. Le cose arrivano con un lavoro serio e quotidiano». Mentre per la giornalista Lucia Annunziata, «non c’è problema, è una legge dello Stato, una decisione del Cda Rai, io obbedisco». «È ovvio – sottolinea Annunziata, che della Rai è stata anche presidente – che si lavora per una azienda che ha il diritto di decidere come e quanto pagare».
«Personalmente – aggiunge, «trovo anche giusto che il servizio pubblico offra un pagamento inferiore a quello che è il mercato».
La Stampa

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