Il ritorno di Borat, humor nero vs Usa di Trump

Quando il gioco si fa duro scende in campo Sacha Baron Cohen, l’autore, attore, comico inglese dallo humor sarcastico e dalla fantasia geniale. In tempi di Covid e di nuove elezioni americane, rilancia e aggiorna al cinema Borat, il pazzo reporter kazako, un personaggio che più scorretto non si potrebbe, quintessenza becera di ogni stereotipo possibile. E’ un mockumentary, ossia un documentario falso che sembra vero, una gigantesca fake news formato cinema, un genere che proprio Borat ha lanciato nel 2006 con enorme successo di botteghino. Questa volta con “Borat – Seguito di film cinema. Consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan” – sì è il titolo – sulla piattaforma Amazon Prime Video dal 23 ottobre, si entra a gamba tesa nell’America di Trump. Borat viene tolto dalle patrie galere e mandato in missione dal suo governo per portare un sexy regalo al vicepresidente Usa Michael Pence. Prima di partire passa per il tristissimo villaggio natio dove trova la sua abitazione occupata da altri e la figlia 15nne Tutar (Maria Bakalova) ridotta a schiava nella porcilaia come unico divertimento la televisione accesa su un cartone animato che ripropone nelle vesti di Cenerentola la First Lady Melania in una gabbia dorata. I due partono per gli Usa: lei in dote ha un libro raccapricciante, un manuale per come trattare le donne con tanto di vignette esplicative, divieti assoluti, comportamenti da seguire che non siano di pura schiavitù.
L’impatto con l’America diventa un viaggio tra raduni negazionisti e immensi supermercati ma soprattutto una favola sarcastica: Borat porta la figlia a diventare una vera sugar girl, una vistosa mantenuta con l’obiettivo di darla come sposa bambina a Pence: dunque da schiava kazaka tra i maiali e il fango a chirurgicamente rifatta, il passo culturale alla fine è breve. La ragazzina che è sveglia nonostante l’ambiente retrogrado in cui è cresciuta vuole fare la giornalista come il padre e passo dopo passo arriva all’emancipazione e persino ad intervistare il consigliere di Trump Rudy Giuliani (lui è autentico) e a quasi sedurlo. Tornati in Kazakistan il colpo di scena: a Borat era stato iniettato il covid che in tutto questo peregrinare ha sparso per il mondo, missione compiuta! Il loro paese invece è covid free, anche per la raggiunta immunità di gregge e così mentre Tudar fa l’anchorwoman di punta della tv, il padre può andare in giro in ‘maskini’. Cos’è? Una mascherina anti virus che copre bocca, naso e pene. Piuttosto che attaccare apertamente Trump, Baron Cohen presenta Borat come un suo grande ammiratore, per razzismo e misoginia inducendo nello spettatore una rivolta comica contro la depressione da Covid.

Alessandra Magliaro, ANSA

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