Ringo Starr: «Nel documentario “Get Back” vedrete tutti gli alti e bassi dei Beatles»

l mondo non può cambiare? Non è vero. L’attivismo inossidabile di Ringo Starr riecheggia nell’imperativo che dà il titolo al suo nuovo ep, «Change the World», in uscita venerdì: «Metà pianeta va a fuoco e l’altra metà è sotto acqua. Dobbiamo fare tanto e dobbiamo farlo per i nostri ragazzi. A volte mi chiedo, ma i politici non hanno figli? I governi devono darsi da fare, non solo nel loro Paese, ma anche in quelli che soffrono».

Lo spirito pacifista dell’ex Beatle, 81 anni, riaffiora più vivo che mai quando racconta che cosa intenda con quel «cambiare il mondo». Ognuno deve fare il suo, dice, anche solo condividendo il suo motto per la vita, «peace and love»: «Siate gentili, siate comprensivi e rispettosi, questo vi chiedo».

Il nuovo ep contiene quattro canzoni per meno di 13 minuti di musica. Un formato snello e veloce che Ringo sente particolarmente congeniale, visto che ha deciso di farlo suo in maniera continuativa: «Ho deciso che voglio pubblicare solo ep a questo punto ed ecco il prossimo», ha detto. Ad aprire le danze era stato «Zoom In» a marzo e ora, a pochi mesi di distanza, ne è arrivato un altro. Sono tutte canzoni figlie del lockdown, registrate al Roccabella West studio, nella sua casa di Los Angeles. Il singolo «Let’s Change the World» è stato scritto da Joseph Williams e Steve Lukather dei Toto. Un’iniezione di ottimismo pop rock dove ritorna il mantra: «C’è un linguaggio che nasce dalla pace e dall’amore in tutti noi», canta l’ex Beatle.

«Just That Way» lo riporta al reggae, «un genere che mi diverte da sempre e io sono qui per divertirmi, non per essere torturato». «Come Undone», invece, sancisce la sua prima collaborazione con la cantautrice Linda Perry. Chiude il poker la cover di «Rock Around the Clock», memoria di un’adolescenza bloccato in ospedale per due anni a causa della tubercolosi: «Per il mio 15esimo compleanno mi lasciarono uscire e mia nonna mi portò sull’isola di Man. Andai al cinema a vedere il film di “Rock Around the Clock” e ricordo la gente impazzita che lanciava le sedie e distruggeva la sala. Fu una folgorazione».

Da batterista, impossibile non ricordare lo «Stone» appena scomparso: « Una volta negli anni 70 ho fatto una festa a cui parteciparono sia Charlie Watts sia John Bonham (ex batterista dei Led Zeppelin, ndr). Bonham si è messo alla batteria, ma mentre suonava lo strumento si spostava in avanti e quindi noi due siamo corsi a tenergliela ferma. Sarebbe stato un fantastico video per TikTok».

A proposito di video, a fine novembre arriva «Get Back», documentario di Peter Jackson sul making of di «Let It Be» con l’iconico concerto dei Beatles sul tetto della Apple: «Dura sei ore perché abbiamo trovato 56 ore di materiale inedito e il concerto sul tetto va avanti per 43 minuti — anticipa Ringo —. Quella volta fu fantastico suonare di nuovo insieme, potevamo andare in Turchia o alle Hawaii, invece andammo dall’altra parte della strada. E nel documentario si vedono tutti gli alti e bassi della band, in fondo eravamo quattro ragazzi, gli alti e bassi capitano».

Secondo lui i Beatles hanno cambiato il rock? «Hanno cambiato la storia della musica — ribatte —. Abbiamo voluto scriverci le canzoni e suonarcele e avevamo delle belle canzoni. Così oggi quella musica ha ancora senso e i Beatles sono ancora grandi».

Repubblica.it

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