Netflix rallenta negli Usa ma cresce all’estero. Nuovi titoli, format e mobile contro Disney&co

Netflix archivia l’ultimo trimestre dell’anno con quasi 8,8 milioni di nuovi abbonati nel mondo, superando ancora una volta le attese del mercato, proprio quelle stime che invece prevedevano fino a pochi giorni fa un calo nelle sottoscrizioni. In realtà, la piattaforma di video streaming on demand non ha raggiunto gli obiettivi degli analisti nel mercato domestico americano (423 mila utenti contro gli attesi 600 mila) ma li ha più che centrati negli altri paesi (8,3 milioni contro 7 mln). In tutto, il pubblico del colosso guidato dall’a.d. Reed Hastings tocca adesso quota 167 milioni, di cui più di 60 mln negli Usa. Quindi, al momento, gli affari procedono e lo confermano anche i risultati degli ultimi tre mesi ma Netflix inizia a sentire la pressione della concorrenza e per l’inizio di quest’anno non solo rimane più cauta nelle previsioni ma, soprattutto, ha deciso di spingere ulteriormente sui contenuti originali, diversificandoli di più per genere, formato e anche device su cui seguirli.

A conferma, il fatturato è cresciuto del 31% sui 5,5 miliardi di dollari (5 mld di euro) rispetto allo stesso periodo del 2018, il margine operativo a 459 milioni di dollari (414 mln di euro) dai precedenti 216 mln e l’utile netto fino alla soglia dei 587 milioni (529,4 mln di euro) da 134 mln. Però, per il primo trimestre del 2020, la piattaforma video si aspetta di coinvolgere in primis un numero più ristretto di spettatori: 7 milioni. Anche sul fronte dei ricavi, di conseguenza, si attende che la crescita sia intorno al 26,8%, dato tra i più bassi dei periodi precedenti.

Al momento, comunque, hanno precisato dalla società californiana, continuano a crescere i ricavi per singolo utente (+12% al netto delle variabili valutarie) e si potrà ancora aumentare la spesa in produzioni originali, dai 19 miliardi di dollari (17 mld di euro) nel 2019 verso i 35 miliardi (31,6 mld di euro) entro il 2025, sempre facendo ricorso al mercato, ha chiarito Hasting, e sempre senza inserire inserzioni pubblicitarie in palinsesto. Semmai, siccome il mercato domestico Usa non esaurisce il business aziendale, la piattaforma punta su paesi emergenti come Malaysia e Indonesia, attraverso offerte esclusivamente mobile come già successo in India. I risultati positivi, a giudizio di Netflix, ci sono stati sia dal punto di vista dei nuovi abbonati sia da quello della loro fidelizzazione. Invece, in Europa come negli Stati Uniti, dove la concorrenza è maggiore, si arricchisce il catalogo con nuove produzioni (come Messiah, Killer Inside), seconde stagioni di titoli di successo (da Sex Education a Narcos ed Elite) e persino diversificando tra serie con pochi episodi, documentari e film molto lunghi.

Ce la farà Netflix ad arginare i colpi di Disney+ (costo: 6,99 euro al mese), Hbo Max (in arrivo a maggio) e Peacock di Nbc (peraltro gratis, seppur on air inizialmente solo negli Usa)? Hasting continua a ripetere che non teme la concorrenza ma è verosimile che il suo prezzo medio (10 euro al mese) e il suo recente aumento incideranno nella decisione di acquisto di una famiglia che, magari, è abituata ad abbonarsi a più di una piattaforma. Senza trascurare il paventato divieto di condividere gli abbonamenti tra utenti o famiglie diverse.

Marco A. Capisani, ItaliaOggi

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