“Misericordia!” una mostra per Charlie Brown

Nel 1950, quando i fumetti dei Peanuts sono stati pubblicati per la prima volta su vari quotidiani americani, sarebbe stato impossibile prevedere il loro enorme successo a livello globale. Il loro creatore, l’artista Charles M.Schulz, con estrema modestia ha sempre insistito che le storie di Charlie Brown & Co erano solo “un semplice fumetto che aiuta a vendere giornali”. In realtà i Peanuts sono andati ben oltre il puro divertimento, diventando un fenomeno sociale e culturale del Ventesimo secolo. Una grande mostra a Somerset House a Londraora rende omaggio alla creatività di Schulz con molti disegni originali e un filmato nel quale l’artista, morto nel 2000, disegna in diretta e racconta come sono nati e come si sono evoluti negli anni i suoi personaggi.  La mostra, il cui titolo “Good Grief, Charlie Brown!” ricorda una delle frasi ricorrenti del fumetto, esamina anche l’importanza dei Peanuts sia come fenomeno commerciale che per l’influenza che i fumetti hanno avuto su alcuni dei temi più importanti del secolo scorso. All’apice del successo, i Peanuts erano pubblicati su 2.600 quotidiani e giornali diversi in 75 Paesi, erano tradotti in 21 lingue e letti da 355 milioni di persone in tutto il mondo. Schulz, al contrario di altri artisti di fumetti, ha sempre ideato e disegnato da solo tutte le storie e non ha mai voluto collaboratori o assistenti. In mezzo secolo di lavoro ha disegnato quasi 18mila strisce di fumetti, sempre a mano e sempre con la sua amata penna Esterbrook Radio 914.  Bambino timido e riservato cresciuto con tre grandi amori – i fumetti, i cani e il baseball – Schulz non ha mai nascosto di essere il modello originale per Charlie Brown, un ragazzino perennemente insicuro che si sente un perdente nella vita e nello sport, mentre il suo compagno d’infanzia, il cane Spike, è stato l’ispirazione per il celeberrimo Snoopy. Dopo avere scoperto da piccolo di essere bravo a disegnare, Schulz aveva convinto il padre a pagare i 170 dollari necessari per un corso di disegno per corrispondenza, l’unica formazione artistica che ha mai avuto. Il resto lo ha fatto la sua grande creatività, immaginazione e sensibilità. I disegni originali in mostra in ordine cronologico rivelano l’evoluzione anche grafica dei personaggi dagli esordi negli anni Cinquanta al successo globale negli anni Sessanta e Settanta. Una grande teca raccoglie centinaia di giocattoli, pupazzi, magliette e oggetti di ogni tipo che ricordano la popolarità commerciale e la grande diffusione dei Peanuts, ma la mostra si concentra soprattutto sul contenuto dei fumetti e sulla loro influenza. Schulz ha infatti toccato temi seri e importanti, anche se sempre con un tocco leggero e grande umorismo: l’esistenzialismo, il femminismo, la religione, la depressione, la psicanalisi, il razzismo. I personaggi dei Peanuts sono bambini con tutte le nevrosi e i problemi degli adulti, che si domandano quale sia il senso della vita. Umberto Eco fu uno dei primi critici a riconoscere la profondità filosofica e poetica dei Peanuts. “Charles Schulz è un poeta, scrisse nel 1963 quando uscì la prima traduzione italiana del fumetto.  In mostra c’è una lettera di congratulazioni inviata a Hillary Clinton e firmata “Snoopy”, una lettera a Schulz di Ronald Reagan che lo ringrazia per avere toccato il tema dell’aborto in un fumetto, e una lettera dell’Oxford English Dictionary all’artista che gli chiede se ha effettivamente inventato il termine “security blanket” (la coperta di sicurezza che Linus si porta sempre dietro), entrato nel vocabolario comune e poi nel dizionario.
La mostra è una gioiosa celebrazione di un artista che per decenni è riuscito al tempo stesso a commuoverci, a farci sorridere e a farci riflettere.

Nicol Degli Innocenti, Il Sole24 Ore

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