Vasco Rossi, regalo di Natale ai bambini dell’Ospedale di Bologna

Il rocker di Zocca si è presentato al Rizzoli e si è divertito tra selfie e autografi: «Qui c’è la verità della sofferenza, portare gioia mi dà un sacco di energia». E per l’occasione si trasforma in «dottor Sorriso»…

Un regalo di Natale speciale è arrivato in anticipo ai bambini ricoverati all’Ospedale Rizzoli di Bologna. Una sorpresa in carne ed ossa, che tutti – fino a quel momento – avevano visto soltanto in televisione: Vasco Rossi, che ha visitato i reparti di chemioterapia, ortopedia pediatrica e ortopedia oncologica della struttura. Come si legge su Il Resto del Carlino, il rocker di Zocca è stato contattato dall’associazione Ansabbio, che si propone di portare nelle corsie la cosiddetta «Star-Therapy» coinvolgendo personaggi del mondo dello spettacolo, della musica e dello sport.

Appena entrato nel reparto di chemioterapia, Vasco è stato accolto dai piccoli pazienti che gli hanno cantato in coro Albachiara: lui, emozionato, si è divertito a fare autografi e scattare selfie e si è trasformato in «Dottor Sorriso», come scrive lui stesso a margine delle immagini pubblicate sui social. «Un’esperienza che arricchisce e mi dà un sacco di energia», afferma dopo aver scattato una foto anche con medici e infermieri. «Per quel che posso, porto volentieri un po’ di conforto e allegria. Noi, come musicisti, cerchiamo sempre di portare gioia con le nostre canzoni».

«Qui si trova la verità della sofferenza, quella che ti fa capire che in fondo tanti problemi di tutti i giorni sono soltanto sciocchezze», conclude Vasco citando il suo brano Gli Angeli. «Sono solo fesserie, dicevo una volta». Dopo aver fatto gli auguri di Natale anche al personale, Vasco è salito su un auto e ha lasciato l’ospedale: lo attende un’estate di fuoco, con ben sei show in programma allo stadio San Siro, per quello che è un record assoluto nel «tempio del rock» in Italia, e altri due alla Fiera di Cagliari. Un giugno a tutto volume per il nuovo…Dottor Sorriso.

Nicola Bambini, Vanity Fair

Torna in alto