LA SERIE GOMORRA CONQUISTA L’AMERICA

In Usa il prossimo 24 agosto

gomorra-la-serie-tvTra linguini e capucino, nell’albo americano delle consacrazioni del made in Italy, entrerà a breve la serie tv sulla malavita napoletana, Gomorra. Anch’essa, come spesso accade, ribattezzata e rinominata Gomorrah.
Ad inaugurare le celebrazioni per l’arrivo sul piccolo schermo di Sundance Tv, il prossimo 24 agosto, della serie ideata da Roberto Saviano e prodotta da Sky, è l’Hollywood Reporter, prestigiosa rivista che contende a Variety il trono della critica cinematografica e dell’enterteinment. «Gomorrah è oscura sia nel tono che nel modo in cui è girata e richiede concentrazione sui sottotitoli», scrive nella sua recensione Tim Goodman, «ma è incredibilmente affascinante e vale lo sforzo di vedere come l’Italia si fa avanti per dimostrare che l’America non ha l’esclusiva sulle serie drammatiche di qualità». Sotto molti punti di vista, continua Goodman, «rende omaggio al meglio della televisione statunitense, in particolare a The Wire, la serie targata Hbo». E tuttavia, «la realizzazione esotica di Gomorrah la rende unica e avvincente; è uno sguardo dentro a un’altra cultura dove le cose sono fatte in modo diverso, i personaggi e i codici sono per loro natura nuovi anche se le motivazioni, specialmente quelle più vili, sono universali».
Gli fa eco il Wall Street Journal, che sottolinea il lavoro di caratterizzazione dei personaggi, da «Pietro e Genny Savastano, ispirati al boss Paolo Di Lauro e al figlio Cosimo», fino al rivale «Ciro, interpretato da Marco D’Amore, che ricorda lo shakespeariano Iago di Otello». Particolarmente affascinante, per il quotidiano newyorchese, anche la scelta di girare le scene a Scampia e Secondigliano, con tutti i problemi che ha comportato, e la decisione di utilizzare per la recitazione il dialetto napoletano, «lo stesso che viene usato nel teatro – sottolinea D’Amore, intervistato da Tobias Grey – e che ha resto tutto più autentico».
Ma al Wall Street Journal, al di là della scommessa sul successo che Gomorrah avrà negli Stati Uniti, sorge un dubbio: tutti d’accordo sulla pubblicità internazionale che circonda una serie incentrata su storie di Camorra? Lo stesso Stefano Bises, uno degli autori, confessa che «c’è chi sostiene la necessità di rendere note certe tematiche ma anche chi pensa, invece, che questo tipo di storie non giovi all’immagine dell’Italia all’estero». Certamente Sky, al di là dei punti di vista opposti, è riuscita comunque a trasformare la fiction in un prodotto globale. Un prodotto “servito” in decine di Paesi con successi di share clamorosi. Un’operazione che la Rai, ad esempio, riuscì a fare negli anni ottanta e novanta solo con la “Piovra” ma che negli anni non è più riuscita a replicare se non nel cinema dove ha ottenuto successi lusinghieri. Ora, dunque, c’è Sky e c’è Gomorra: a loro guardano gli americani e i mercati internazionali. Non è un caso, infatti, che il vertice di Sky (cinema e fiction in modo particolare) siano sempre più proiettati verso prodotti (italiani sì) globali pronti a penetrare il mercato internazionale.

La Stampa

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