Trailer della serie su Woodstock ’99, il “biggest party on the planet” diventato un incubo

Uscirà il 3 agosto su Netflix la mini docuserie che racconta come il festival che avrebbe dovuto essere la più grande festa sulla faccia della Terra si sia trasformato in un incubo. Il documentario in 3 parti mostra filmati inediti e materiale d’archivio del raduno per celebrare l’anniversario dei 30 anni della famosissima tre giorni di pace, amore e musica del 1969. Ma il bis si è rivelato di tutt’altro genere, con violenze sessuali e danni vari.

È uscito il trailer di Clusterf**k: Woodstock ’99, la mini docuserie televisiva che racconta cosa è successo a Woodstock ’99, il festival che avrebbe dovuto essere la più grande festa sulla faccia della Terra e che invece si è trasformato in un incubo a occhi aperti. Il bis di Woodstock si è purtroppo rivelato di tutt’altro genere, con violenze sessuali e danni vari che questo approfondimento ben dimostra.

Il titolo della serie, Clusterf**k: Woodstock ’99, è intraducibile, non nel senso che non esiste in italiano un corrispettivo della parola clusterf**k ma perché non si tratta di una semplice parola ma di una sonora parolaccia…

Non c’è definizione migliore di quella per descrivere uno dei festival più caotici della storia, da alcuni definito come il momento in cui gli anni ’90 sono stati sotterrati. Questa è “la storia del festival che prometteva di celebrare l’eredità dell’evento del 1969, ma invece ha trasmesso bolgia e vibrazioni negative”, scrive il giornalista Daniel Kreps sull’edizione statunitense di Rolling Stone.

LA DOCUSERIE

Questa interessante docu-serie tenta di rispondere a un interrogativo che attanaglia il pubblico, ossia perché la violenza è esplosa in tutta la sua ferocia. Per cercare di rispondere alla domanda, il documentario intervista alcuni degli artisti che hanno preso parte al festival. Da Jonathan Davis dei Korn a Jewel e Fatboy Slim passando per Gavin Rossdale dei Bush, sono tante le voci interpellate da questo documentario corale.
Non manca all’appello nemmeno Michael Lang, l’organizzatore del Festival di Woodstock originale, il festival mitico e irripetibile (come abbiamo visto). Lang è morto a gennaio 2022.
“Woodstock dovrebbe essere sinonimo di pace, amore e grande musica. Ma nel 1999, un tanto acclamato revival del 30° anniversario del festival si è concluso nel caos con incendi, rivolte e accuse di aggressione sessuale”, ha dichiarato in una nota ufficiale il produttore esecutivo della docuserie, Tom Pearson.
“Cosa ha fatto esplodere il festival in violenza? Era un prodotto della disfunzione sociale della fine degli anni ’90[…]? Incitamento dalla musica aggressiva delle band rap metal da headliner: Korn, Limp Bizkit, Rage Against the Machine? O l’inevitabile risultato dello spietato sfruttamento commerciale da parte degli organizzatori del festival?”, prosegue Pearson nella sua dichiarazione.

“Questa serie di documentari esplora i fattori scatenanti sociali, culturali ed economici che hanno portato il festival a precipitare in un totale disordine”, ha dichiarato il produttore esecutivo Tom Pearson a Netflix, come riportato sul sito ufficiale della piattaforma di streaming video. “Questa è una storia epica e universale di nostalgia, arroganza, avidità e scisma generazionale, raccontata dal punto di vista di chi è in prima linea”.

NON È IL PRIMO DOCUMENTARIO SU WOODSTOCK ’99

Clusterf**k: Woodstock ’99 non è il primo documentario che tenta di spiegare cosa è accaduto a Woodstock ’99. Nel 2021 è uscito su HBO Woodstock ’99: Peace, Love and Rage, un docufilm che ricostruisce la follia di quei giorni.

Proprio quel documentario ha rivelato per primo che le cause del fango del festival erano legate alla rottura delle tubazioni fognarie. 

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