TECHETECHETÈ, LA BELLA RADI D’ESTATE (CON UN PO’ DI PRESUNZIONE)

techetechetè

(Francesco Specchia, cialis LiberoQuotidiano) «Il varietà dei revenants» -come lo chiama, con allegria crepuscolare, Nanni Delbecchi del Fatto Quotidiano- è, da anni, il refolo estivo che ti riconcilia con la Rai e il suo glorioso passato. Questo, di solito.

I revenants, ossia i grandi talenti che affolanno Techetechetè (Raiuno, access time, tutti i giorni), sono estratti dal grande archivio di viale Mazzini; spesso sbucano da un garbato bianco e nero; si mutano da frammenti d’un discorso amoroso barthesiano in narrazione vera, rimescolandosi sulla base di un tema. «Viva la gente» era il tema dell’anno scorso, «Vista la rivista» quello dll’anno precedente, «Con tutti i sentimenti» quello che glassa quest’estate. Ogni puntata illustra tre argomenti in relazione: alla scuola sono avvicinati adolescenza e tv dei ragazzi mentre il tema del matrimonio è associato a corteggiamento e gelosia, e via di seguito per oltre 90 puntate alla ricerca forsennata di chicche, gag e battute. Ma, nel grande flusso dei Walter Chiari, degli Aldo Fabrizi, delle Franca Valeri, dei Raimondo Vianello, dei Franco e Ciccio, di tutte le Canzonissime, Non Stop e Fantastico del mondo, ecco che oggi il collage nostalgico diventa un po’ meno lieve, e più intorcinato su sè stesso. Ed è un po’ come se si volesse aggiungere alla formula della Coca Cola un perlage da aperitivo alcolico. Mi spiego.

Questo ciclo di Techetechetè viene introdotto e commentato da un personaggio tv sempre diverso, che ha anche il compito di svelare il personaggio misterioso a fine puntata. In coda c’è un brano preso dall’hit Parade di 60 anni di canzoni e «techetechizzato» sostituendo tutte le parole del testo con un unico vocabolo, il nome della trasmissione, cantato da Marco Armani (divertente, per esempio il Cin Cin di Richrad Anthony o Lisa dagli occhi blu di Tessuto…). La qual cosa serve a dare al tutto senz’altro un’idea più «autorale»; però, appensantisce la spruzzata di memoria, almeno per il sottoscritto. Certo, la formula è vincente se è vero che nell’access time, il programma (praticamente quasi a costo zero) vede la curva d’ascolto salire sempre oltre il 20% di share. Ed è anche vero che forse c’è molto più talento in questi Blob senza l’ansia politica che in qualsiasi talent in circolazione. L’altra sera ho sorpreso mio figlio Gregorio di anni quattro che rideva come un pazzo davanti a «quel signore col naso che ha preso una botta che balla tutto storto». Era Totò…

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