L’allegria di Gianni Morandi: il ritorno dopo la tragedia scampata

Ci scherza su. «Sarei dovuto arrivare qui in anticipo, tagliare l’erba e accendere un fuocherello». Del resto Gianni Morandi il «penso positivo» — è lui stesso a citare Jovanotti — ce l’ha come modo di essere. Fra gli alberi di parco Lambro a Milano presenta «L’allegria», la nuova canzone scritta per lui proprio da Lorenzo. Quando però racconta dell’incidente col fuoco dell’11 marzo, di cui porta ancora i segni addosso, il tono cambia. Il racconto minuto per minuto della tragedia sfiorata è da brividi. «Sono caduto in una buca di un metro dove butto rami e altre cose cui periodicamente, avvisando la Protezione civile, do fuoco». Stava andando tutto come mille altre volte. «C’era un pezzo di legno verde che non andava giù. Ho preso un forcale per spingerlo e sono volato dentro a questo braciere. Non so cosa mi abbia fatto venire fuori, qualcuno mi ha guardato dal cielo. Potevo non essere qui… Aggrappandomi a un ramo bruciacchiato sono uscito e mi sono buttato sul prato. Urlavo dal dolore, piangevo come un matto e ci ho messo 20 minuti a trascinarmi a casa. Mi sembrava una stupidaggine. Mia moglie Anna invece ha capito subito e chiamato l’ambulanza».

Ustioni sul 15 per cento del corpo, 27 giorni di terapia intensiva a Cesena. «Ancora oggi ho glutei e ginocchia fasciate, la schiena va bene, le fiamme sono arrivate all’orecchio ma per fortuna, soprattutto della mia famiglia, ho salvato la faccia. La riabilitazione è lunghissima». A contribuire al ritorno alla normalità «creme e fasciature che mia moglie sistema quotidianamente» e quella canzone arrivata a sorpresa. «Sabato 5 giugno Jovanotti mi ha chiamato facendomela sentire. Il lunedì 7 eravamo in studio a registrarlo e l’11 è uscita». Lorenzo aveva scritto per sé «L’allegria» e l’aveva fatta produrre da Rick Rubin che ha reinterpretato in chiave contemporanea il rock and roll anni Cinquanta. «Un brano che non ha pretese se non quella di portare quell’allegria che sta tornando nelle nostre vite», dice Jova. Per Gianni l’utilità è doppia. «Arriviamo tutti da un anno e mezzo delicato. Per me si è aggiunto l’incidente alle mani. Ne ha bisogno la gente, ne ho bisogno io».

Ha voglia di fare. E dire che la scorsa estate aveva raccontato sui social di un incontro con la casa discografica da cui era uscito con le idee poco chiare sul futuro. «L’allegria» è nata con la velocità di questi tempi e ha trovato subito un veicolo nei balletti di Tik Tok. «Si torna alla singola canzone come ai miei esordi. Con una nuova generazione di artisti che passa dai social il panorama cambia e non so quanto noi dinosauri potremo resistere. Era già capitato con Modugno che nel 1958 liquidò la melodia di Nilla Pizzi, Consolini, Trovajoli… E poi ancora a fine anni 60 con i cantautori». Anche lui venne sorpassato e sparì, tornando a studiare in Conservatorio. «Ho stampata in testa la data di Milano del Cantagiro 1971. C’eravamo, io, Rita Pavone, i Vianella… Dopo di noi c’erano i Led Zeppelin. Uscii sul palco e venni travolto da un boato di “vai a casa”». La velocità va gestita. E allora offre un consiglio a Madame, la rapper 19enne inondata di critiche per aver detto di non voler essere disturbata con richieste di foto da chi non conosce la sua musica: «La capisco ma l’esperienza mi ha insegnato a stare al gioco. A una cena con Mogol e Battisti, una signora si avvicinò per una foto. Lucio disse “non vede che stiamo mangiando?”. Ci rimasi male per lei. Ma è peggio, e ci sono passato, quando nessuno ti cerca».

Andrea Laffranchi, corriere.it

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