Eccessi e successi di Joe Cocker, in un bel documentario la straordinaria carriera del “cane matto”

Domani in onda su Sky Arte c’è Mad Dog With Soul, il film che racconta la vita del cantante inglese che il 20 maggio avrebbe compiuto 75 anni

Per Billy Joel è stata «una della più grandi voci rock di tutti i tempi». Per Micheal Lang, uno degli organizzatori di Woodstock, poi divenuto per molti anni anche suo manager, nessuno ha avuto il suo talento. La sua è stata una carriera ricca di successi, ma anche di molte cadute, tra abusi di droga e di alcol; molto amato anche dai colleghi, che in lui hanno trovato una grande fonte di ispirazione il suo nome è entrato a far parte a pieno diritto della storia della musica. Joe Cocker è stato questo, un artista unico. È morto il 22 dicembre del 2014 nel suo ranch in Colorado, ucciso da un tumore, ieri avrebbe compiuto 75 anni e, per rendergli omaggio, Sky Arte trasmetterà domani (ore 21.15, e on demand) il documentario Joe Cocker – Mad Dog With Soul.È un bel film, scritto e diretto da John Edginton, che ne ripercorre la carriera, attraverso materiale d’archivio e le testimonianze di chi ha lavorato con lui, del fratello e della moglie. Un viaggio avvincente che porta in luce anche le pagine più scure. Già il titolo è un ottimo riassunto: c’è il «mad dog» (cane pazzo), soprannome che gli fu affibbiato negli Anni 70, quando droga e alcol ne minarono seriamente la carriera, e c’è il riferimento al soul. Perché questo è stato Cocker, un innamorato del blues e una delle voci soul più belle di sempre, una di quelle che penseresti appartenere a un nero della Georgia, come il suo idolo Ray Charles, e non a un bianco di Sheffield.Il documentario si muove in maniera cronologica, partendo dalla sua infanzia in Inghilterra, la scoperta della musica, la prima band, il disco d’esordio e il primo enorme successo con la cover i With a Little Help from My Friends dei Beatles, capace di essere più incredibilmente bella dell’originale (e, ragazzi, migliorare una canzone di Fab Four è roba da extraterrestri). Poi lo sbarco in Usa e quella indimenticabile esibizione da semisconosciuto a Woodtsock, che già lo iscrisse nella storia del rock, la collaborazione con Leon Russel e il tour monstre Mad Dogs & Englishmen. Intanto, droga e alcol sono diventati i suoi più fedeli compagni di viaggio e per un bel pezzo non lo abbandoneranno. Eppure, anche negli anni più bui, tra concerti annullati e il ritorno a casa dei genitori, saprà pubblicare una perla come You’re So Beautiful.Ed ecco gli Anni Ottanta, quella del rilancio e dei nuovi successi, sebbene tra le mani resti ben salda la bottiglia. Ormai la sua carriera è assestata e non ci saranno più battute d’arresto, per la soddisfazione di chi gli ha voluto bene. Come Michael Lang, l’uomo che lo salvò nel momento più buio, e che nonostante ciò fu scaricato nel ’91 con una telefonata fatta dall’avvocato di Cocker. «Lo adoravo come artista e come persona – racconta nel documentario, per poi aggiungere: «Era in grado di emozionarsi molto con alcune cose, mentre con altre manteneva un certo distacco, specialmente le relazioni. Perciò era difficile conoscerlo davvero nel profondo dell’animo». Una grande artista, complicato come solo i grandi artisti sanno essere.Joe Cocker – Mad Dog With Soul è un film da vedere. Anche se non si è fan del cantante britannico, perché questo è quello che sanno fare i documentari fatti bene, ti agganciano anche se raccontano una storia o un personaggio dei quale non si è appassionati. Questo, in particolare, ha anche il merito di incuriosire lo spettatore, che magari andrà a cercare di conoscere meglio la produzione artistica di Cocker.

Roberto Pavanello, lastampa.it

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