Bocelli, la musica è un veicolo di speranza

L’Italia che si ferma è triste, la solidarietà dovrebbe esserci sempre

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“La musica è tante cose, mi piace pensare che sia anche un veicolo di speranza in situazioni di emergenza come questa che stiamo vivendo in tempo di coronavirus“. A dirlo all’ANSA è Andrea Bocelli, impegnato con la Fondazione che porta il suo nome in una raccolta fondi a sostegno dell’ospedale di Camerino (Macerata), trasformato in un Covid Hospital. “Ma questa Italia che si ferma, che non può lavorare, mi fa tristezza” dice subito dopo. Quello che arriva da Forte dei Marmi, in Versilia, dove Bocelli vive con la sua famiglia, vuole essere comunque un messaggio di speranza per tutti gli italiani chiamati in questi giorni a una dura prova e ad un grande senso di responsabilità.

“Intanto cominciamo col dire che cantare è sempre meglio che piangere” tiene a sottolineare, aggiungendo: “Piangersi addosso non serve a niente, avere paura men che meno. Anzi il timore e la paura fanno abbassare le difese immunitarie”. Bocelli racconta di non aver preso parte ai vari flash mob che hanno portato migliaia di italiani ad affacciarsi dai balconi per cantare, “anche perché qui dove mi trovo, se mi affaccio alla finestra, non mi sentirebbe nessuno, la mia – dice con ironia – sarebbe una voce nel deserto”. Ma l’idea di un’Italia che si stringe gli piace, “anche se questo spirito di unità sarebbe bello – evidenzia – che ci fosse sempre e non solo in situazioni estreme o quando si vincono i mondiali di calcio”. Così come il richiamo della fede. “In questi momenti assistiamo a un grande ritorno alla preghiera – osserva -. Peccato che avvenga solo in questi frangenti, la spiritualità è un aspetto importantissimo della nostra vita, senza quella siamo simili ai nostri animali. Un ritorno alla spiritualità lo vorrei auspicare a prescindere dal virus”.

Il Maestro non crede molto, invece, che terminata l’emergenza Covid-19 il mondo cambierà le sue abitudini, anche se “l’uomo è un animale socio-politico che impara e qualcosa avrà imparato, voglio pensare, anche da questa esperienza”. Sul fronte del donare agli altri, anche attraverso la Andrea Bocelli Foundation, molto attiva nelle zone terremotate tra cui Camerino, auspica che ci sia sempre una maggiore generosità: “Quello che facciamo è sempre poco rispetto a quello che potremmo fare. Se facciamo un esame di coscienza – sottolinea – ci accorgiamo che tutti facciamo molto poco, io per primo”. “In questi momenti ci rendiamo conto di essere collegati uno all’altro e il celebre ‘ama il prossimo tuo come te stesso’ non è più un modo di dire, una frase fatta, ma diventa un imperativo categorico. Fare il bene – conclude il maestro – credo che sia la sola ragione di vita per ciascuno di noi”.

Ansa.it

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