Monica Setta: «Trasformo l’economia in una disciplina pop»

Per Monica Setta è stato un ritorno alle origini. Invocato, in qualche modo, dalle tante persone che le scrivono ogni volta, al termine del suo spazio dedicato all’economia dentro Unomattina in famiglia, programma che conduce su Rai 1 ogni sabato e domenica mattina con Tiberio Timperi. Rappresenta questo, per la giornalista, Quadrare i conti – Manuale di economia per famiglie, il suo nuovo libro (edito da Rai Eri), in uscita l’8 aprile. «Ho sfruttato le mie competenze, il mio passato da penna economica, e ho cercato di affrontare in modo completo temi rilevanti per le famiglie, rendendo però l’economia più accattivante». Questa, in fondo, è da sempre la sua chiave: trasformare qualcosa di elitario in popolare. «Penso che diventare pop sia una strada difficilissima per chi nasce nel giornalismo serio. Non a caso ci ho messo tanto tempo. Ma me lo ero posta come traguardo già quando rappresentava un’eresia. Venivo dalla finanza, da un mondo grigio, incapsulato in un certo formalismo, ma ho rotto quello schema… anche attraverso la mia immagine forte».

Che, dagli inizi, non è passata inosservata. «Nel 2009, con Il fatto del giorno, su Rai2, facevo un programma che parlava di temi seri, di grande successo, ma fui attaccata perché ero troppo scollata. Mi chiamò l’allore direttore Liofredi per dirmi di mettermi una giacca: riceveva telefonate continue in cui gli dicevano che ero troppo sexy». Era una scelta? «Per me era un fatto istintivo, ero sempre stata molto libera nel vestire, non è che ci facessi molto conto. Involontariamente, ho anticipato una tendenza: quella delle giornaliste che non hanno problemi nel mostrarsi avvenenti. Ma se 15 anni fa ero accusata di essere sexy, poi sono stata criticata per aver preso peso…». Ne ha sofferto? «Sì. Avevo fatto una cura a base di cortisone ed ero ingrassata. La gente nei confronti delle donne ha pregiudizi duri da scardinare, soprattutto sui social. Improvvisamente non ero più quella troppo provocante ma quella troppo ingrassata. Ne sono rimasta stupita: che la fisicità — nel bene e nel male — fosse così determinante non lo sapevo». Non so in quanti le crederanno… «Ma io non sono una soubrette e così come prima ero stupita da tutta quella attenzione, lo sono rimasta anche poi, per il contrario.

Infatti mi sono messa a dieta e ora ho perso dieci chili». Il suo cambiamento d’immagine non ha mai avuto un impatto sul pubblico che la segue in tv. Le critiche arrivavano dai social. «Ma a farmi scattare la molla è stata Caterina Balivo: ero ospite del suo programma e lei mi stava facendo un’intervista personale. A un certo punto mi ha mostrato una mia foto di 15 anni prima e una mia di allora: ho sentito un colpo al cuore. Uscita da quello studio ho iniziato la dieta». Le donne e l’immagine: quasi tutte ci caschiamo ancora. «Purtroppo è così. Ma nessuno in Rai mi aveva fatto pesare la cosa… e dire che lavoro al fianco di un uomo bellissimo come Tiberio Timperi, che peraltro in redazione porta sempre maritozzi. Io mi rifugio nel caffè amaro e nelle barrette: ormai sono in una sorta di misticismo». La tv, a suo dire, non è un ambiente maschilista, anche se il percorso non è stato sempre semplice: «Dopo la chiusura del mio programma ho sentito il bisogno di disintossicarmi, era stata un’esperienza troppo forte. Così ho lavorato per anni a Rai Ragazzi, con una parentesi ad Agon Channel».

Prima di tornare in Rai è stata a lungo ospite nei programmi di Barbara d’Urso: «Sono molto legata a Barbara e in un periodo in cui ero ferma lei mi ha chiamata. Sono diventata una delle sue ospiti più assidue, con grande felicità. Alcuni vedono in lei un’estremizzazione, ma se uno sa fare il giornalista lo fa ovunque. Io sono stata molto bene e abbiamo affrontato temi importanti». Quando l’ha voluta Michele Guardì per il ritorno in Rai, però, «ho toccato il cielo con un dito. Anche se avevo qualche timore. Mi chiedevo: “chissà se funzionerò ancora”. Mi ha aiutata Tiberio e non lo dimenticherò mai». Da giornalista economica, come vede il governo Draghi? «Benissimo. Quando lavoravo a Capital mi misi in testa di intervistarlo nonostante la sua proverbiale riservatezza. L’ho dovuto inseguire per molto tempo ma alla fine ci riuscii. Per me lui è l’uomo della Provvidenza».

Chiara Maffioletti, Corriere.it

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