Stefano Accorsi: i miei quattro figli mi danno l’energia creativa

Si è concluso ieri l’appuntamento con Fuoricinema 2020, la due giorni di cine-maratona ospitata nel giardino della Triennale di Milano. Molti gli ospiti che si sono alternati negli incontri con il pubblico: Enrico Bertolino, i registi Damiano d’Innocenzo e Claudio Giovannesi, Cochi Ponzoni. Particolarmente affollato il parterre per Stefano Accorsi, da fine agosto padre di Alberto, il secondo figlio avuto dalla modella Bianca Vitali, sua moglie dal 2015, e con la quale ha già un bambino, Lorenzo, nato nel 2017, oltre ai due figli, Orlando, 13, e Athena, 10, avuti dall’ex compagna Laetitia Casta.

L’attore si è raccontato a cuore aperto, a partire dall’ultima paternità («Una grande emozione. Non ci si abitua mai»), al lockdown passato in casa con la famiglia («i figli sono importanti per darsi fiducia e costruire progetti»), tra gavettoni in cortile, film in tv («i miei naturalmente», ha detto scherzando) e prove di pittura. «Per quanto la situazione sia complicata — ha sottolineato —, non riesco mai ad avere uno sguardo pessimistico del mondo, cerco sempre rilancio ed energia creativa». Una dichiarazione che lo ha avvicinato al tema dell’edizione 2020 di Fuoricinema, L’arte che salva: «Arte, cinema, letteratura hanno un effetto doping, la capacità di farci guardare alle persone e alle cose con uno sguardo diverso. Non è vero che con la cultura “non si mangia”, i soldi spesi in cultura sono un investimento in coscienza».

Dall’8 ottobre Accorsi sarà nelle sale con un film, «Lasciami andare», di Stefano Mordini, che nel 2005 lo aveva diretto in «Provincia meccanica». «Ho ritrovato un regista maturo, un autore dietro la macchina da presa per la capacità di sviluppare i personaggi». Il prossimo 2 marzo compirà 50 anni: «Festeggerò cercando di non pensarci. Se dovesse arrivare un progetto interessante non escludo la regia. È vero che una carriera si costruisce con i no, ma i sì possono essere una sfida appassionante, ti costringono a uscire dalla comfort zone».

Laura Zangarini, Corriere.it

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