WRAD: un movimento e un brand manifesto tutto da scoprire

WRAD non è un brand di moda come gli altri. Ogni capo, ogni prodotto, ogni collezione vuole essere prima di tutto un manifesto e deve raccontare un valore. Sì perché alle origini non c’è solo un progetto di stile, un bozzetto creativo fatto di linee e forme. Ma l’esigenza di comunicare qualcosa di nuovo, un cambiamento, uno step in un percorso verso una rivoluzione sostenibile della moda che può iniziare anche da una t-shirt. Forse per capire meglio di che cosa stiamo parlando, bisogna fare un passo indietro, nella storia “breve ma intensa” di questo brand. L’hanno fondato alla fine del 2015 tre giovani sui trent’anni. Matteo Ward, Silvia Giovanardi e Victor Santiago. Silvia dopo gli studi allo Ied e una laurea (per passione) in lettere classiche, era fashion designer da Etro. Matteo e Victor – il primo laureato in Economia, l’altro un fotografo – si sono incontrati in Abercrombie & Fitch. “Mi occupavo di Corporate Social Responsibility”, ci racconta Matteo. “E la cosa che mi colpiva di più era l’asimmetria informativa del sistema, non di una company in particolare. La gente si rendeva davvero conto del reale costo di un prodotto moda? In termini di energia, acqua, persone… (mi aveva così colpito l’incidente del Bangladesh) Volevo fare qualcosa per generare consapevolezza nei consumatori e dare loro gli strumenti per scegliere che cosa comprare non solo in base al prezzo.
Ecco la ragione per cui, con Victor, abbiamo lasciato l’azienda: dovevamo fondare un vero e proprio movimento che avesse questo obiettivo. Ci siamo dati un anno in giro per l’Europa per incontrare chi prima di noi credeva nella possibilità di un cambiamento, da Fashion Revolution a Surf Rider (un movimento di surfisti stanchi di surfare tra le plastiche dell’oceano). Abbiamo trovato un’energia e un entusiasmo contagiosi. Così è nato Wrad”. E anche Silvia si è unita al gruppo. Hanno organizzato a fine dicembre 2015 la prima Fashion Revolution Run, in diverse città d’Italia, una corsa speciale perché a ogni km c’era una stazione informativa sull’uso dell’acqua, sul riciclo, sulle sostanze chimiche… È stato un successo e partendo da lì Wrad ha elaborato un format educativo da portare nelle scuole dove oltre alla parte informativa c’erano vere e proprie attività pratiche. “Abbiamo incontrato 5mila studenti in un anno”, precisa Matteo. “E il format è stato adottato da Fashion Revolution che lo ripropone ora in tutto il mondo”. E la t-shirt? E i purpose product? Ecco appunto: a dicembre 2016 è uscita la prima collezione Wrad, un logo che sta per “raw” come crudo e naturale e “rad” come radical vuol essere la loro filosofia.
In estrema sintesi, sono tre i prodotti a cui Wrad ha affidato un messaggio da comunicare, un valore da condividere.
“Una t-shirt, GraphiTee, tinta con la grafite di recupero dalle lavorazioni hi-tech e con un procedimento naturale e antichissimo di tintura in uso in Calabria, che diventa il simbolo dell’economia circolare e che proprio per questo ha vinto il Red Dot Award”, ci racconta Silvia. “L’Anorak, un capo spalla antivento dove la sua capacità tecnica è ottenuta non utilizzando il petrolio come accade normalmente ma la cera d’api. Andiamo orgogliosi di questo capo che abbiamo realizzato in collaborazione con l’azienda che in Scozia si occupa dell’impermeabilizzazione dei Barbour. E infine una felpa in canapa, che racconta il “back to the origin”. La canapa è una fibra naturale che rende il 200% in più del cotone. Ha bisogno di meno acqua, la sua coltivazione richiede meno pesticidi e funziona come filtro naturale dell’inquinamento”. E per finire Matteo ci dice: “Il nostro obiettivo ora, con il movimento, con il purpose brand ma anche attraverso le innovazioni tecnologiche che continueremo a studiare e a proporre ad aziende ben più grandi della nostra è quello di generare consapevolezza nel consumo attraverso un vero e proprio senso di apparenza, attraverso uno stile di vita very cool”.

Nicoletta Spolini, VOGUE

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