Bryan Cranston, ho pianto quando è finito Breaking Bad

Attore tra serie, nuovi film e regia. Trump? Allacciamo cinture

Ironico, trascinante, brillante: Bryan Cranston, che ha dato vita per cinque stagioni a Walter White, il professore di chimica malato terminale che si dà alla produzione e traffico di stupefacenti nella serie cult Breaking Bad, oggi al Giffoni Film Festival ha conquistato i ragazzi (con cui si è fermato a lungo firmando autografi e facendo foto), regalando anche un esilarante mini monologo improvvisato in grammelot italiano/napoletano per sottolineare la bellezza della nostra lingua. Gestire bene la carriera dopo l’enorme popolarità arrivata dalla tv, non è impresa da tutti, ma Cranston se la sta cavando benissimo. Non nasconde, comunque, con quanta emozione abbia detto addio al personaggio. ”Ho pianto alla fine di ‘Breaking Bad’, ma penso che l’autore Vince Gilligan, abbia creato la perfetta fine per la storia”.
L’attore 61 enne, che ha raggiunto il successo dopo oltre 20 anni di gavetta, con oltre 150 ruoli all’attivo, vincitore di 6 Emmy (quattro da attore e due da produttore) e un Golden Globe, dalla fine dello show nel 2013 ha vinto il primo Tony Award per All the way, la piece su Lyndon Johnson e ha ottenuto nel 2016 la prima nomination all’Oscar per Trumbo. Ha ora in uscita l’atteso Last Flag Flying di Richard Linklater, seguito ideale di L’ultima corvé di Hal Ashby; ha da poco finito Untouchable, il remake Usa di Quasi Amici, con Nicole Kidman e Kevin Hart e sarà tra le voci del nuovo film animato di Wes Anderson, Isle of dogs. Sta inoltre producendo almeno quattro serie tv (”ce ne saranno presto anche altre”), tra cui una che ha conquistato i critici, ‘Sneaky Pete’ con Giovanni Ribisi di cui è anche coautore. E annuncia ai ragazzi che ”l’anno prossimo dirigerò un mio film”, senza rivelare nulla su trama o personaggi. Una seconda regia cinematografica a 18 anni da ‘Last chance’ ”che aveva per protagonista mia moglie (Robin, sua compagna da 30 anni e madre della figlia, anche lei attrice, Taylor), l’avevo scritto per lei”.
Tante inevitabilmente le domande su Walter White e il successo della serie: ”Breaking Bad sarebbe stato un pessimo film. Non ci sarebbe stato modo di svilupparne tutte le sfumature”. Qual ‘è il segreto del successo della serie tv negli ultimi anni? ”Non voler raccontare più solo persone che dovevano piacere, solo eroi. Ora si portano in scena personaggi più vicini alla vita reale”. Non dimentica il suo grande amore per la commedia: ”Non c’è niente di più bello che far ridere le persone”. A chi vuole diventare attore consiglia: ”fatelo solo se siete innamorati dell’arte, non pensando alla fama o ai soldi”. Per lui la magia della sala è insuperabile ma ”avendo anche un fratello e una sorella attori, sono contento che piattaforme come Netflix o Amazon offrano più possibilità di lavoro”.
Cranston non perde lo humour neppure parlando dell’attuale situazione politica: ”siamo in un momento di sconvolgimento negli Usa ma si sentono anche sentimenti di isolazionismo e nazionalismo anche da Paesi come Francia, Germania, Inghilterra e altri che pensano a costruire muri – ha detto -. In America siamo in una fase di transizione. Ogni tanto capita che la gente sia talmente stanca, scoraggiata o disperata, da far sì che si verifichi una ‘tempesta perfetta’. E stavolta ha permesso a un personaggio come Trump di diventare presidente degli Stati Uniti, una cosa per cui io ancora, quando ci penso, scuoto la testa incredulo”. Sperando che in futuro ”il voto popolare rovesci la situazione, possiamo solo allacciarci le cinture di sicurezza e sperare che il viaggio non sia troppo accidentato”. E a proposito della riforma sanitaria, pensa ”che tutti abbiano diritto a un’assistenza sanitaria di base, è giusto che i più abbienti paghino di più per garantirla, sono pronto a farlo”. Per lui in momenti come questi gli artisti devono favorire attraverso l’arte il dialogo con le persone: ”io ad esempio interpreterò al National Theatre di Londra la versione teatrale di ‘Quinto potere‘ (film del 1976, di Sidney Lumet sulla dittatura dei media, ndr). Sarò quel pazzo di Howard Beale, che si ribella a tutto. Il regista sarà Ivo Van Hove. E’ una storia che parla all’oggi, ai nostri tempi”.

Ansa

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