Tiziano Ferro festeggia 20 anni di carriera: «Grazie a Dio, a Victor, agli Alcolisti Anonimi»

Il cantante di Latina, nel primo giorno d’estate, ha voluto concedersi una lunga riflessione, capace di abbracciare i suoi primi 20 anni di musica. «Due decenni, una collezione infinita di disfatte, ma non mi sono mai sentito giudicato, additato, tradito, ferito»

La chiusura, infine, è stata semplice. Tiziano Ferro, che nel primo giorno d’estate ha festeggiato i suoi vent’anni di carriera, ha voluto esprimere ai propri fan tutta la sua gratitutine. «Vi voglio bene», ha scritto online il cantante di Latina, cui l’occasione ha ispirato una lunga riflessione, ben più corposa della sua pur efficace conclusione.

«Ho provato a contare questi vent’anni di carriera con i “mi dispiace”. Ho un rapporto strano con il “mi dispiace”», ha cominciato Ferro, facendo apologia per «questo virus e per il fatto che come sempre ne hanno pagato le conseguenze i più deboli». «Mi dispiace davvero per chi – durante gli ultimi tempi – ha vissuto tanto dolore», ha continuato l’artista, concedendosi poi di indugiare brevemente nella propria gratitudine.

«Se conto i “per fortuna” invece gli ultimi venti anni sembrano infiniti. Quindi “per fortuna” ci sono stati: Dio, la mia famiglia, Victor, gli amici che si sono strappati di dosso gli impegni per esserci sempre. Il mio maestro in quarantena Beau che mi ha insegnato fede e pazienza per poi andare via – e io non dimenticherò più. La mia unica città: Latina – per la vita e per la morte. Alcolisti Anonimi e il dono della sobrietà. I colleghi che mi hanno ispirato e anche i detrattori che mi hanno ferito – perchè no? I lavoratori che con dignità si sono fatti strada a picconate attraverso gli ultimi due anni – ai quali sarò sempre pronto a dare una mano. Le persone buone, educate e gentili. Una carezza a me stesso per tutte le volte che – durante gli ultimi venti anni – ho dimenticato chi sono. Due decenni, una collezione infinita di disfatte, ma non mi sono mai sentito giudicato, additato, tradito, ferito. E sto parlando di chi mi segue. L’accettazione comune della parola è fan, io la uso perché è quello il titolo», ha chiuso Ferro, che – come fatto con trasparenza negli anni passati – ha voluto regalare e regalarsi un momento di pura onestà: qualcosa che potesse restituire davvero l’immensa complessità dell’ultimo ventennio, abbracciando (anche) la storia del nostro Paese.

(Claudia Casiraghi – Vanity Fair)

Torna in alto