VIOLA DAVIS: «QUEST’ANNO VINCERANNO I SENTIMENTI DI QUALSIASI COLORE»

L’attrice candidata come miglior attrice non protagonista per «Fences» di Denzel Washington: «Non parliamo di riscossa afroamericana, sogno un Oscar senza barriere»

VIOLA DAVIS«Se dovessi definire la mia Rose in Fences dopo averla “vissuta” per mesi in teatro direi semplicemente che è una moglie devota e una madre altrettanto devota dell’unico figlio nato dal suo matrimonio. Una donna che vive all’ombra del marito (Denzel Washington) e della famiglia. Il suo monologo, quando l’uomo le confessa il tradimento con un’altra donna dalla quale ha avuto una figlia, è una delle prove più impegnative di tutta la mia carriera: in esso ci sono vita, dolore, disillusioni e le illusioni di una esistenza che chiede rispetto, partecipazione, commozione vera». Viola Davis è tra le candidate agli Oscar come attrice non protagonista per la sua interpretazione in Fences (Barriere) dal dramma del premio Pulitzer August Wilson. È considerata la front runner, la vincitrice annunciata della prossima notte delle stelle. Time l’ha citata tra le persone che hanno più peso in America. È protagonista al cinema, a teatro e in tv. Con la serie «Le regole del delitto perfetto» è stata la prima attrice nera a vincere un Emmy da protagonista. E lo ha fatto notare durante un celebre discorso in cui ha ricordato polemicamente i pochi ruoli importanti che in tv vengono affidati alle donne afroamericane. Ma ora, dopo le tensioni dello scorso anno sugli «Oscar troppo bianchi» non vuole che si parli di rivincita.
Lei ha dichiarato ai premi del sindacato attori (da lei vinti con Denzel) che non ama discutere di Oscar con una forte presenza afroamericana…
«Preferisco la parola inclusione ad altre. Certo non lo nego… È bello che ci siano tanti afroamericani in gara con storie che ci riguardano… come il poetico e intenso, Moonlight, come quella del matrimonio interrazziale di Loving, come il copione delle tre afroamericane matematiche della Nasa. Mi fa davvero piacere essere al fianco di tutti gli altri candidati e, soprattutto di Denzel, che di Fences è anche regista. E sarà comunque un Oscar significativo per le donne, non siamo in minoranza».
Vuole fare qualche esempio?
«Ho amato molto tante attrici: Naomie Harris in Mooonlight e in Hidden Figures (Il diritto di contare), Octavia Spencer, che era al mio fianco con Emma Stone in The Help».
«Fences», ambientato a Pittsburgh negli Anni ‘50 è stato definito dalla critica Usa «così intenso che necessita per lo spettatore una pausa di distacco». Vuole definire la sua Rose?
«Rose azzera ogni approccio razionale alla vita, porta fuori l’istinto e i dolori più veri e chiede rispetto».
Il titolo parla di steccati, barriere…
«Io non amo nè gli steccati nè le barriere, mai. Bisogna abbattere ogni barriera, ma questo non significa che Rose perdoni il tradimento del marito. È troppo doloroso, porta fuori tutta la rabbia di essersi spenta nel matrimonio, al di là dell’amore per la famiglia. Inoltre, Rose non si aspettava assolutamente una cosa del genere e questo spiega perché tante donne abbiano sentito e fatta propria la mia Rose».
Non la rendono orgogliosa i suoi tanti successi?
«Sono stata felice come una ragazzina quando a gennaio ho avuto la mia stella sull’Hollywood Boulevard. Ho pensato ai sacrifici di mia madre per mandarmi alla Julliard School. Ho ripercorso la mia vita di giovane afroamericana poverissima».
Lei si diverte anche con personaggi dai comics, come per «Suicide Squad»…
«Ho anche corde spiritose e mi piacciono i travestimenti.. Inoltre, un blockbuster fa bene alla carriera».
Ha citato Marlon Brando parlando del suo monologo. Perché?
«Era un grande attore e uomo. Ha saputo piangere al processo per il figlio, ha detto parole che non dimentico: “Ci sono momenti in cui in una conversazione o recitando ti batti anche per la tua vita”. Rose combatte con se stessa e per la sua vita. Ho pensato a lui recitando. Tante donne, come Rose, dicono al loro uomo, che le ferisce: “Io ho lottato per te, ti ho dato 18 anni e più della mia vita”. La verità è che la vita cambia mentre il tempo cambia e ti cambia».

Giovanna Grassi, il Corriere della Sera

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