Netflix, Sorrentino spera negli Oscar

Il 21 dicembre si saprà se E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino è entrato nella lista dei 15 titoli (da 93) in gara per le nomination per il miglior film internazionale che saranno annunciate l’8 febbraio con tutte le altre, mentre il 27 marzo a Los Angeles è la data fissata per la cerimonia di consegna degli Oscar 2022 al Dolby Theatre.

E Sorrentino non è l’unico italiano ad incrociare le dita fino a martedì visto che la shortlist è prevista quest’anno anche per il Miglior documentario (oltre che cortometraggio documentario, canzone originale, colonna sonora originale, trucco e acconciatura, effetti visivi e cortometraggi animati e live action).

Tra i 138 documentari ci sono anche Ennio di Giuseppe Tornatore, dedicato al grande compositore Morricone, e Marx può aspettare di Marco Bellocchio, due film stupendi tra tanti altrettanto belli però.
    Un passaggio intermedio quello della prossima settimana davvero importante e in queste ore le cosiddette predictions per quelle categorie girano ad alta velocità basandosi su vari fattori nessuno oggettivo ma danno comunque la temperatura di dove si sta andando.
    I rivali di Sorrentino sono fortissimi e titolati come lui nei festival più importanti, da Cannes a Venezia: dal norvegese La persona peggiore del mondo di Joachim Trier, all’iraniano Un eroe di Asghar Farhadi, da Titane di Julie Ducorneau al finlandese Scompartimento n.6 di Juho Kuosmanen, dal danese Flee di Jonas Poher Rasmussen al giapponese Drive my car di Ryusuke Hamaguchi, per citare i principali. Il nostro è nella rosa, ben piazzato.
    Il regista, che nel 2014 vinse con La Grande Bellezza, sa che l’attesa è grande. Le speranze di piantare di nuovo il tricolore ad Hollywood, sette anni dopo il trionfo dell’elegantone Jep Gambardella sono accese. “Rispetto a sette anni fa c’è più consapevolezza perché ho capito come funziona e penso che ci siano cosi’ tante variabili che devono coincidere, variabili che non puoi mai controllare quindi devi sperare che la direzione la prendano da sole. E’ un processo lungo, complicato e poi è pieno di bei film”, ammette. Ma la competizione per il miglior film internazionale è una delle gare aperte: per ora sono solo rumors, la strada è davvero piena di ostacoli ma con il nuovo film Paolo Sorrentino può giocare per la prima volta la partita degli Oscar anche in altre categorie. E’ stata la mano di Dio, nelle predictions – ossia le liste dei magazine specializzati come Variety o Indiewire che aggiornano continuamente e in base a certi parametri le classifiche dei probabili dividendoli in frontrunner, prima fila, next in line ossia la seconda e contenders ossia i possibili ma poco probabili, i fuori lista ecc – , è in lizza tra i miglior film, miglior regia, miglior attore con Filippo Scotti migliore sceneggiatura originale, oscillando tra il 20/mo e il 32/mo posto. Quest’ultima categoria è quella al momento meglio piazzata e non sarebbe certo di minore soddisfazione: è scritta da lui stesso, facendo emergere tutti i dolori dell’adolescenza.
    Impossibile azzardare qualunque cosa, ci vorrà la mano di Dio, per giocare sul titolo omaggio a Diego Armando Maradona, ma anche di Netflix.
    Il colosso dello streaming, ormai protagonista eccellente nelle produzioni cinematografiche d’autore, ha finanziato E’ stata la mano di Dio (prodotto dallo stesso regista con Lorenzo Mieli per The Apartment) e sta puntando anche su quel titolo nella campagna Oscar. Non è chiaramente l’unico titolo, e neppure il più forte, visto che The Power of the Dog (Il potere del cane) di Jane Campion è al top delle principali categorie; ci sono anche il musical Tick, Tick … Boom!” Lin-Manuel Miranda, Dont’ Look Up di Adam McKay con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, come pure The Lost Daughter di Maggie Gyllenhaal, ma è comunque un grande investimento. Sorrentino ha fatto in questi mesi continui viaggi in America per presentare il film, farlo conoscere a Los Angeles, San Francisco, Virginia, “una marcia lenta e vediamo che succede, si vive alla giornata”, dice scaramantico.
    E’ stata la mano di Dio che l’Italia ha candidato alla selezione per l’Oscar internazionale, ha vinto il Gran Premio della Giuria a Venezia 78 e il premio Mastroianni al protagonista Filippo Scotti, una fisicità alla Timothee Chalamet, ha mancato l’obiettivo degli Efa, gli ‘oscar’ europei, sabato 11 dicembre uscendo a mani vuote. Intanto è in testa ai più visti in Italia su Netflix in questi primi giorni di streaming E’ il film più intimo, personale, più coraggioso, più autobiografico, si è detto sin dalla première al Lido a settembre, ma soprattutto è un film che tocca il cuore, un film sui dolori della vita, sulla strada che i giovani non intravedono ancora per il loro futuro. Al centro la storia dell’alter ego Fabietto (Scotti) che tra l’esaltazione per la Napoli anni ’80 folle per Maradona e la sua tragedia personale (la perdita accidentale e prematura dei genitori), intravede la sua strada anche grazie all’incontro con il regista Antonio Capuano: il suo futuro è il cinema, a Roma. Un cast formidabile lo anima: Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo, Enzo Decaro, Renato Carpentieri. 

Alessandra Magliaro, ANSA

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