Edoardo Bennato: «La mia ironia contro le schizofrenie del presente»

Come il direttore di un giornale che assembla le notizie del giorno, Edoardo Bennato raccoglie nella sua prima pagina «le schizofrenie, i paradossi e la confusione» della realtà. Così il suo nuovo album «Non c’è», in uscita oggi, nella copertina prende le sembianze di un quotidiano, in cui i titoli degli articoli sono quelli delle canzoni, «a riassumere tutto il Bennato-pensiero», spiega.

E qual è il pensiero di un cantautore navigato, anima rock e penna affilata 40 anni fa come ora, di fronte a un presente quanto mai complesso? «Non si può fare altro che ironizzare davanti a questa Italia confusa e agitata, così come davanti a questo Pianeta confuso e agitato — commenta Bennato, 74 anni, in conferenza stampa via web dalla sua casa di Napoli —. Siamo sull’orlo del baratro e quando l’umanità si trova a questo punto, di solito riceve una spinta a darsi da fare. Si spera che i componenti della famiglia umana trasformino sogni e utopie in realtà. Non possiamo più rassegnarci solo a immaginarla questa “Isola che non c’è”».

Bennato cita uno dei suoi più grandi successi non a caso: il disco unisce brani nuovi ad altri storici, senza soluzione di continuità. Gli inediti sono otto che si affiancano a 12 classici nella versione cd e a 15 nell’lp: «Le canzonette di ieri sono complementari alle canzonacce di adesso», dice il cantautore. A unirle è la forte attualità, basti pensare all’incipit di «Bravi ragazzi», «una di notte/c’è il coprifuoco», o all’essere «tutti sulla stessa barca» di «Salviamo il salvabile»: entrambe arrivano dal 1974 «ma sembrano scritte ieri».

Con la stessa irriverenza che aveva negli anni 70, Bennato usa l’ironia per commentare il 2020 e le sue «scaramucce, provocazioni e invettive che degenerano in situazioni kafkiane»: si lancia in un’imitazione perfetta del governatore campano («lo so fare meglio di Crozza»), spiegando che «De Luca, con tutto l’affetto possibile, sembra la spalla di Totò, anzi forse Totò poteva essere la sua spalla». Poi mette sotto la lente di ingrandimento Lucia Azzolina, commentando il brano Il Mistero della Pubblica Istruzione: «Una ragazzotta di belle speranze, simpatica e carina, ma per essere ministro dell’Istruzione in questo momento in Italia, purtroppo non basta l’entusiasmo, ci vuole esperienza», dice.

Nella title track «Non c’è» riemerge invece la sua critica «al baraccone dorato che apparentemente è la musica», dove «il pubblico non decide cosa è brutto o bello, ma viene indottrinato attraverso i media o le radio», con una riflessione sui condizionamenti del sistema: «Invidio il ragazzino che rifiuta i contratti e scrive solo per se stesso di cui parlo nella canzone, perché io invece le mie canzoni voglio farle ascoltare agli altri: cercavo il successo e lo cerco anche ora», confessa, chitarra e armonica addosso, intervallando le parole alla musica.

Nel disco non mancano i featuring, dal fratello Eugenio al rapper Clementino fino a Morgan che definisce «uno dei miei amici più fedeli e fidati»: «La nostra è un’interazione fra due schizofrenici a ritmo di rock’n’roll. Morgan è completamente pazzo, ancora più di me, ma lo stimo molto al di là delle sue paranoie, dei suoi problemi e dei suoi limiti. È un genio e lo difenderò sempre».

E se il Covid nel libretto dell’album, fa capolino in forma di fumetto, Bennato dice di volerne parlare il meno possibile, preoccupato invece dal «divario economico, sociale e culturale» fra le persone e «da un’infezione costante e progressiva che si chiama razzismo»: «Ormai oggi è il Covid che comanda — conclude —. Posso dire solo che mi sento un privilegiato a essere qui con una bella terrazza vista mare rispetto a chi ha una casa nascosta nei vicoli e una famiglia numerosa. E poi spero che questa infezione ci aiuti a capire certi meccanismi che per indolenza, demagogie e superficialità ci rifiutiamo di capire».

Barbara Visentin, Corriere.it

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