“The Fabelmans”, di Spielberg: un viaggio nella “magnifica ossessione” del regista e nella sua vita

Attraverso il proprio alter ego, Sammy Fabelman, il regista racconta la propria infanzia, il proprio amore per il Cinema, il dolore per la separazione dei genitori e la sofferenza per gli atti di bullismo subiti per essere ebreo

The Fabelmans, l’atteso nuovo film di Steven Spielberg presentato ieri sera, in anteprima italiana, alla Festa del cinema di Roma nel programma di “Alice nella città”, è una autobiografia emozionante, toccante e divertente. Il grande regista, in questa opera che già sa di cult movie per cinefili,  racconta il proprio amore per il cinema, il dolore per la separazione dei genitori e la sofferenza per gli atti di bullismo subiti per essere l’ unico ragazzo ebreo nella scuola frequentata in Arizona.

The Fabelmans è il primo film autobiografico di Spielberg, che attraverso il proprio alter egoSammy Fabelman, (traducibile in italiano come “uomo delle fiabe”) racconta non solo la propria infanzia, ma anche la propria “magnifica ossessione” per la settima arte: strumento pericoloso ma che permette di realizzare i propri sogni.

I sogni fanno paura”, dice il piccolo Sammy ai genitori che vogliono portarlo al cinema, “vedrai, è come un sogno“, gli spiega la mamma. 

Sammy, dopo aver visto la scena del film “Il più grande spettacolo del mondo” di Cecil B. De Millein, dove un treno investe prima un’auto e poi un altro treno,  inizia a riprodurla con il proprio trenino elettrico e a filmarla: il cinema lo ha stregato e, di lì a poco, il ragazzo diventerà il “regista” della famiglia e saranno proprio i suoi filmini amatoriali a rivelargli i segreti dei rapporti tra i genitori

La trama del film segue Sammy fino ai primi anni 60 (Spielberg è del 1946), quando la famiglia si trasferisce in California e Sammy trova il coraggio di lasciare la scuola per provare ad entrare nel mondo del Cinema, passando prima per quello della televisione. 

Di questo momento, il noto episodio raccontato più volte da Spielberg: quello in cui incontrò John Ford che, in due minuti, gli spiegò le inquadrature cinematografiche, aprendogli un nuovo punto di vista sulla vita.  

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